Ricordo benissimo, come sicuramente qualsiasi madre, l’istante in cui è nato il mio primo bambino; ero piena di stanchezza, amore e gratitudine. Circa 15 secondi dopo ero anche già piena di consigli, suggerimenti, informazioni (la maggior parte non richiesti), sicuramente dati con le migliori intenzioni, non lo metto certo in dubbio, ma la cosa mi fece sentire decisamente sopraffatta.
Nei mesi successivi ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita dire che “dovresti fare così”, “sarebbe meglio se facessi così”, “DEVI fare così”. Sono passati quasi otto anni e ovviamente la stanchezza, l’amore e la gratitudine ci sono ancora in abbondanza… così come i consigli non richiesti! Non esiste una maternità part time: si tratta di un lavoro full time che più full non si può, sia che a svolgerlo sia una casalinga o una lavoratrice fuori casa a tempo pieno o parziale: ogni madre pensa ai suoi bimbi/e 24/7, nonostante tutto.
Negli ultimi anni, l’accesso a illimitate fonti di informazione, che sia tramite internet, gli innumerevoli libri scritti su qualsiasi aspetto della maternità o i consigli della suocera (indubbiamente quella che ha sempre più da dire!), ha fatto sì che sia molto facile trovarsi di fronte ad indicazioni contrastanti, tutto e il contrario di tutto, andando a creare delle grandi divisioni e dando voce anche a chi vuol far passare per verità assolute quelle che in realtà sono solo opinioni (e come tali andrebbero trattate)
Vorrei concentrarmi su quella che è la mia area di competenza, cioè il sonno, e cercare di sfatare i 5 più comuni miti che mi è capitato di leggere sui social o sentire nei gruppi di mamme.
1 – Se il bimbo/a dorme troppo durante il giorno allora starà sveglio/a tutta la notte. Non direi, se non in casi estremi. A meno che il vostro neonato/a non stia dormendo praticamente tutto il giorno per poi stare sveglio la notte, non c’è da preoccuparsi troppo della durata dei loro sonnellini.
Ad esempio, i neonati/e fino a tre mesi hanno bisogno di dormire molto, avendo una finestra di veglia di 45, massimo 60 minuti! Addirittura, fino ai sei mesi sarebbe bene che i piccoli/e rispettassero una finestra di veglia di 2 ore, 2 ore e mezza al massimo! Ciò che tiene davvero svegli i bambini durante la notte, per quanto possa sembrare contro intuitivo, è la troppa stanchezza! Si potrebbe pensare che un bambino esausto sia pronto a dormire molto di più la notte, rispetto ad uno che ha dormito tutto il giorno, ma è esattamente l’opposto! Cosa intendo con “troppa stanchezza”? Semplicemente che il piccolo ha passato la fase della “normale” stanchezza, quindi il suo corpo gli sta dando nuova energia, che gli impedisce di rilassarsi e addormentarsi!
Un neonato/a che ha dormito adeguatamente durante il giorno riuscirà ad addormentarsi con più facilità anche la notte! Esistono ovviamente una serie di varianti che dipendono dall’età del piccolo e la durata dei sonnellini, ma fino ai sei mesi è normalissimo che possano dormire fino a 5 ore al giorno oltre al sonno notturno, quindi se il vostro bimbo rientra in questi parametri lasciatelo riposare senza paura!
2 – Il sonno fa parte del naturale sviluppo e non può essere “insegnato”. Dormire è naturale e su questo non c’è alcun dubbio. Tutti ci svegliamo e torniamo a dormire più volte ogni notte, indipendentemente dalla nostra età. Dunque è vero, non possiamo insegnare ai bambini/e a sentirsi assonnati; quello che possiamo fare però è insegnare loro a riaddormentarsi in autonomia. I tipici bambini/e che non dormono bene non hanno meno bisogno di dormire, né sono più soggetti ai risvegli: molto probabilmente hanno solo imparato a dipendere da interventi esterni per addormentarsi e riaddormentarsi! Una volta che avranno imparato ad affrontare il processo dell’addormentamento in autonomia, cominceranno a collegare i cicli del sonno senza alcun problema, e il segreto del dormire tutta la notte sta
proprio qui.
3 – I neonati/e saranno in grado di gestire da soli le loro esigenze di sonno
L’idea che la fisiologia infantile sia programmata in maniera così naturale e perfetta fa abbastanza sorridere. Nulla contro Madre Natura, sia chiaro, ma i nostri piccoli/e non nascono certo pronti per approcciarsi a qualunque aspetto della vita, come può essere ad esempio per altre specie animali! I cuccioli d’uomo necessitano di molte cure ed aiuti durante il loro sviluppo, e i loro cicli del sonno possono restare molto imprevedibili se lasciati sregolati! Se, ad esempio, passa troppo tempo tra un sonnellino e l’altro, la produzione di cortisolo aumenta andando a causare una nuova ondata di energie, portando poi il piccolo/a ad accusare l’eccessiva stanchezza. In conclusione, per quanto sarebbe bello che i neonati/e semplicemente si addormentassero quando stanchi, non funziona così; questo non significa ovviamente che dovreste ignorare i loro segnali di stanchezza, ma nemmeno affidarvi esclusivamente a quelli!
4 – Lo sleep training è stressante e può rovinare l’attaccamento genitore-bimbo. In una parola: NO. E non sono io a dirlo, ma l’American Academy of Pediatrics: uno studio del 2016 condotto da 8 dei loro migliori ricercatori afferma che lo sleep training “porta dei benefici significativi ai bambini/e senza avere alcun effetto negativo a lungo termine nel rapporto coi genitori o nelle sfere emozionale e comportamentale.”
5 – I neonati non sono “progettati” per dormire tutta la notte Lasciando da parte le credenze religiose, penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che, anche se davvero i bimbi/e fossero “progettati”, chiunque lo faccia ha certo lasciato spazio per ampi miglioramenti! Fidarsi ciecamente della fisiologia di un bambino/a lasciandogli carta bianca riguardo il sonno, l’alimentazione, il comportamento o qualunque altro aspetto che riguardi la loro crescita, è andare incontro a una tempesta perfetta. Il vostro duenne è progettato per mangiarsi un chilo di cioccolatini? Certo che no. Lo farà se voi genitori non intervenite in alcun modo? Certo che sì! I nostri piccoli/e hanno bisogno della nostra esperienza ed autorevolezza per guidarli nei loro primi anni, e questo riguarda anche il sonno! Alcuni bimbi/e sono naturalmente più portati a dormire meglio, ma non è così per tutti, dunque non fate affidamento su chi vi dice che devono regolarsi da soli!
Siete i loro genitori e siete responsabili per loro, perché ora come ora non potrebbe essere altrimenti! Ci sono ovviamente innumerevoli altri miti e luoghi comuni errati riguardo i neonati/e e il sonno, ma questi cinque sono quelli su cui più mi premeva fare chiarezza. Ricordate, potrete vedere infiniti post scrollando social o siti web che si spacciano come verità assoluta, ma è sempre meglio affidarsi a fonti certe e fidate, come la già citata American Academy of Pediatrics o perfino l’OMS. E se voleste più informazioni sui benefici del sonno, sono disposta a parlarne con voi fino alla noia!
Ricordo benissimo, come sicuramente qualsiasi madre, l’istante in cui è nato il mio primo bambino; ero piena di stanchezza, amore e gratitudine. Circa 15 secondi dopo ero anche già piena di consigli, suggerimenti, informazioni (la maggior parte non
richiesti), sicuramente dati con le migliori intenzioni, non lo metto certo in dubbio, ma la cosa mi fece sentire decisamente sopraffatta. Nei mesi successivi ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita dire che “dovresti fare così”, “sarebbe meglio se facessi così”, “DEVI fare così”. Sono passati quasi otto anni e ovviamente la stanchezza, l’amore e la gratitudine ci sono ancora in abbondanza… così come i consigli non richiesti! Non esiste una maternità part time: si tratta di un lavoro full time che più full non si può, sia che a svolgerlo sia una casalinga o una lavoratrice fuori casa a tempo pieno o parziale: ogni madre pensa ai suoi bimbi/e 24/7, nonostante tutto. Negli ultimi anni, l’accesso a illimitate fonti di informazione, che sia tramite internet, gli innumerevoli libri scritti su qualsiasi aspetto della maternità o i consigli della suocera (indubbiamente quella che ha sempre più da dire!), ha fatto sì che sia molto facile trovarsi di fronte ad indicazioni contrastanti, tutto e il contrario di tutto, andando a creare delle grandi divisioni e dando voce anche a chi vuol far passare per verità assolute quelle che in realtà sono solo opinioni (e come tali andrebbero trattate)
Vorrei concentrarmi su quella che è la mia area di competenza, cioè il sonno, e cercare di sfatare i 5 più comuni miti che mi è capitato di leggere sui social o sentire nei gruppi di mamme.
1 – Se il bimbo/a dorme troppo durante il giorno allora starà sveglio/a tutta la notte. Non direi, se non in casi estremi. A meno che il vostro neonato/a non stia dormendo praticamente tutto il giorno per poi stare sveglio la notte, non c’è da preoccuparsi troppo della durata dei loro sonnellini. Ad esempio, i neonati/e fino a tre mesi hanno bisogno di dormire molto, avendo una finestra di veglia di 45, massimo 60 minuti! Addirittura, fino ai sei mesi sarebbe bene che i piccoli/e rispettassero una finestra di veglia di 2 ore, 2 ore e mezza al massimo! Ciò che tiene davvero svegli i bambini durante la notte, per quanto possa sembrare contro intuitivo, è la troppa stanchezza! Si potrebbe pensare che un bambino esausto sia pronto a dormire molto di più la notte, rispetto ad uno che ha dormito tutto il giorno, ma è esattamente l’opposto! Cosa intendo con “troppa stanchezza”? Semplicemente che il piccolo ha passato la fase della “normale” stanchezza, quindi il suo corpo gli sta dando nuova energia, che gli impedisce di rilassarsi e addormentarsi! Un neonato/a che ha dormito adeguatamente durante il giorno riuscirà ad addormentarsi con più facilità anche la notte! Esistono ovviamente una serie di varianti che dipendono dall’età del piccolo e la durata dei sonnellini, ma fino ai sei mesi è normalissimo che possano dormire fino a 5 ore al giorno oltre al sonno notturno, quindi se il vostro bimbo rientra in questi parametri lasciatelo riposare senza paura!
2 – Il sonno fa parte del naturale sviluppo e non può essere “insegnato”. Dormire è naturale e su questo non c’è alcun dubbio. Tutti ci svegliamo e torniamo a dormire più volte ogni notte, indipendentemente dalla nostra età. Dunque è vero, non possiamo insegnare ai bambini/e a sentirsi assonnati; quello che possiamo fare però è insegnare loro a riaddormentarsi in autonomia. I tipici bambini/e che non dormono bene non hanno meno bisogno di dormire, né sono più soggetti ai risvegli: molto probabilmente hanno solo imparato a dipendere da interventi esterni per addormentarsi e riaddormentarsi! Una volta che avranno imparato ad affrontare il processo dell’addormentamento in autonomia, cominceranno a collegare i cicli del sonno senza alcun problema, e il segreto del dormire tutta la notte sta
proprio qui.
3 – I neonati/e saranno in grado di gestire da soli le loro esigenze di sonno
L’idea che la fisiologia infantile sia programmata in maniera così naturale e perfetta fa abbastanza sorridere. Nulla contro Madre Natura, sia chiaro, ma i nostri piccoli/e non nascono certo pronti per approcciarsi a qualunque aspetto della vita, come può essere ad esempio per altre specie animali! I cuccioli d’uomo necessitano di molte cure ed aiuti durante il loro sviluppo, e i loro cicli del sonno possono restare molto imprevedibili se lasciati sregolati! Se, ad esempio, passa troppo tempo tra un sonnellino e l’altro, la produzione di cortisolo aumenta andando a causare una nuova ondata di energie, portando poi il piccolo/a ad accusare l’eccessiva stanchezza. In conclusione, per quanto sarebbe bello che i neonati/e semplicemente si addormentassero quando stanchi, non funziona così; questo non significa ovviamente che dovreste ignorare i loro segnali di stanchezza, ma nemmeno affidarvi esclusivamente a quelli!
4 – Lo sleep training è stressante e può rovinare l’attaccamento genitore-bimbo. In una parola: NO. E non sono io a dirlo, ma l’American Academy of Pediatrics: uno studio del 2016 condotto da 8 dei loro migliori ricercatori afferma che lo sleep training “porta dei benefici significativi ai bambini/e senza avere alcun effetto negativo a lungo termine nel rapporto coi genitori o nelle sfere emozionale e comportamentale.”
5 – I neonati non sono “progettati” per dormire tutta la notte Lasciando da parte le credenze religiose, penso che possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che, anche se davvero i bimbi/e fossero “progettati”, chiunque lo faccia ha certo lasciato spazio per ampi miglioramenti! Fidarsi ciecamente della fisiologia di un bambino/a lasciandogli carta bianca riguardo il sonno, l’alimentazione, il comportamento o qualunque altro aspetto che riguardi la loro crescita, è andare incontro a una tempesta perfetta. Il vostro duenne è progettato per mangiarsi un chilo di cioccolatini? Certo che no. Lo farà se voi genitori non intervenite in alcun modo? Certo che sì! I nostri piccoli/e hanno bisogno della nostra esperienza ed autorevolezza per guidarli nei loro primi anni, e questo riguarda anche il sonno! Alcuni bimbi/e sono naturalmente più portati a dormire meglio, ma non è così per tutti, dunque non fate affidamento su chi vi dice che devono regolarsi da soli! Siete i loro genitori e siete responsabili per loro, perché ora come ora non potrebbe essere altrimenti! Ci sono ovviamente innumerevoli altri miti e luoghi comuni errati riguardo i neonati/e e il sonno, ma questi cinque sono quelli su cui più mi premeva fare chiarezza. Ricordate, potrete vedere infiniti post scrollando social o siti web che si spacciano come verità assoluta, ma è sempre meglio affidarsi a fonti certe e fidate, come la già citata American Academy of Pediatrics o perfino l’OMS. E se voleste più informazioni sui benefici del sonno, sono disposta a parlarne con voi fino alla noia!
Si parla tanto di sleep training e di come questo termine “training, allenamento”, non sia bello da associare ad un bambino/a ed al suo sonno.
Per quanto mi riguarda, più che allenamento lo definirei come “educazione al sonno”: infatti ogni bambino/a nasce sprovvisto di una serie di competenze, ed è compito dei genitori educarlo – il sonno è proprio una di queste competenze!
I bambini/e vengono al mondo con la capacita di comprendere e soddisfare il loro bisogno di nutrimento, mentre invece non sono in grado di comprendere e regolare i loro bisogni riguardo il sonno, che è comunque un bisogno primario, al pari del nutrimento!
Non per tutti è così, chiaramente, le eccezioni esistono, infatti ci sono bambini/e che dormono bene fin dalla nascita e riescono a capire come collegare i cicli del sonno in autonomia, senza l’intervento dei genitori; io lo so bene, il mio primo figlio era proprio così, a 2 mesi dormiva 8 ore di notte e a 4, mentre sudavo freddo per la temutissima regressione, ha deciso che avrebbe cominciato a dormirne direttamente 12.
Un consiglio spassionato se siete genitori di questi bambini unicorno: non fate come me, non ditelo troppo ad alta voce, convinti che il vostro operato possa c’entrare qualcosa con questo piccolo miracolo! Il karma è in ascolto e, nel mio caso, il karma mi ha punito con una seconda figlia che, senza l’aiuto dello sleep training sono certa si sveglierebbe ancora almeno tre o quattro volte a notte, necessitando l’assistenza mia o di suo padre per riuscire a riaddormentarsi in tempi più o meno brevi (spoiler: non erano MAI tempi brevi).
Lo sleep training è stata una decisione che abbiamo rimandato per tre anni e mezzo, e la causa principale era la paura: paura che non fosse il momento, paura che non fosse sicuro, paura che fosse dannoso, paura che quel rapporto già così fragile con la nostra bambina venisse irrimediabilmente distrutto.
In realtà ciò che stava distruggendo il nostro rapporto era davanti ai nostri occhi: avevamo tutti troppo sonno da troppo tempo, avevamo bisogno di aiuto, urgeva un intervento.
Col senno di poi (ma già a partire da pochi giorni dall’inizio del piano), mi chiedo come abbiamo potuto aspettare tanto
.
A nostra discolpa, va detto che tutti i genitori si pongono ogni giorno un numero di domande che sfiora l’astronomico – il vecchio detto che recita “i bambini non nascono col libretto delle istruzioni” è pura verità!
Anche se passiamo nove mesi a prepararci con incessanti ricerche e letture di libri per capire cosa aspettarci quando questo bimbo/a sarà nato, nel momento in cui rientriamo a casa dall’ospedale (o nel momento in cui le ostetriche ci lasciano, se abbiamo partorito in casa), c’è questo inevitabile sentimento di inadeguatezza, di non sentirsi comunque abbastanza pronti.
Ogni bambino/a è diverso ovviamente, quindi è vero che nessun manuale, nessuna lista di istruzioni, nessun tipo di suggerimento dato da amici o familiari sarà in grado di prepararci per quel particolare bambino/a; e chiaramente, stiamo parlando di una delle più enormi responsabilità che un essere umano possa avere, quella di crescere ed educare un’altra piccola persona, dunque percepiamo questa incredibile pressione di farlo nel modo più giusto.
Sfortunatamente, per quanto riguarda i neonati/e non esistono prove generali – la prima volta che si va in scena dobbiamo essere pronti, il che aumenta il nostro voler risolvere i problemi prima che questi si presentino.
E dato che, di base, un neonato/a mangia, si scarica, dorme e piange, ci concentriamo essenzialmente su questi quattro aspetti.
Di cosa dovrebbe nutrirsi un neonato/a è in genere un argomento polemico (polemica che io personalmente non concepisco: che sia allattamento al seno o latte formulato, l’importante è che sia una scelta consapevole, e che genitori e piccolo/a la vivano serenamente!), e per quanto riguarda le scariche ne diventiamo esperti in tempi decisamente brevi!
Archiviati questi due primi aspetti, restiamo con il dormire e il piangere, e vi garantisco che, da consulente del sonno pediatrica, ho studiato molto su entrambi gli argomenti.
Perché quando parliamo di sleep training, il vero elefante nella stanza è il pianto, e i genitori spaventati mi chiedono “il mio bambino/a piangerà?”
Chiaro che non è questa la domanda specifica per cui vogliono una risposta, perché i bambini/e piangono davvero spesso (anzi, se non piangessero sarebbe un segnale preoccupante!)
Tra le righe, la vera domanda è “Quanto piangerà il mio bambino/a? Potrò dargli conforto o dovrò lasciarlo da solo?”
Il pianto dei bambini/e è diventato davvero una delle maggiori fonti di preoccupazioni dei neogenitori – chiaro, a nessuno piace sentire il proprio figlio/a piangere, ma è anche vero che viviamo sommersi da una valanga di disinformazione che porta pseudo esperti dell’infanzia ad affermare che se non rispondiamo in maniera immediata al pianto del bambino/a per stopparlo sul nascere, lo stiamo come minimo traumatizzando a vita (giusto per aggiungere altri sensi di colpa).
Facciamo un respiro profondo, ed un passo indietro: questo atteggiamento di spavento/repulsione nei confronti del pianto è piuttosto recente — è del 1993 la pubblicazione della Teoria dell’Attaccamento del dottor William Sears. Fino ad allora, i genitori erano abbastanza tranquilli circa il pianto dei bambini/e, era visto come una cosa normale, specialmente se si trattava di sentirli piangere per pochi minuti durante la notte – al massimo poteva essere spiacevole, non certo dannoso!
Tuttavia, a partire da questa pubblicazione, la nuova generazione di genitori cominciò ad aggrapparsi all’idea che questo pianto non fosse solo inefficace, ma addirittura causa di danni cerebrali.
Il dottor Sears citava studi a sostegno della sua tesi, ma questi studi facevano riferimento a neonati/e che soffrivano di coliche o di una condizione chiamata “persistent crying” (pianto costante), dunque scenari ben lontani da un normale pianto!
La questione va avanti da 30 anni ormai, con da una parte i sostenitori della teoria dell’attaccamento che accusano i sostenitori dello sleep training di essere dei genitori negligenti, pronti a lasciar piangere i bambini/e per puro egoismo.
Trovo davvero sconcertante come le comunità pediatrica e scientifica non abbiano fatto di più per dare ragione o torto a una delle due parti, vista la rilevanza delle conseguenze.
Dopotutto, se stiamo causando dei danni cerebrali ai nostri bambini/e perché non evitiamo il loro pianto, non vorremmo esserne certi per decidere di cambiare il nostro approccio?
Una delle ragioni per cui le affermazioni del dottor Sears non provocarono un’immediata ed estesa indagine, è il fatto che queste affermazioni erano davvero fuorvianti.
I ricercatori di Yale che avevano condotto uno degli studi che Sears aveva citato, risposero così al suo uso del loro lavoro: “Il nostro studio non fa riferimento a brevi esperienze di stress routinario, ma a gravi situazioni di abuso e negligenza. Si tratta di una citazione scorretta del nostro lavoro, utilizzata per supportare un’idea non giustificata scientificamente.”
Per citare la fine stessa dello studio “I risultati ci danno prova che la qualità del comportamento materno non hanno alcun collegamento all’effetto finale – dunque che la madre risponda o meno alla condizione di pianto costante, è irrilevante”.
Questo dovrebbe bastare per mettere un punto alla questione iniziale – eppure i sostenitori di Sears continuano a chiedere “Ma dove sta la prova del contrario? Come fate a sostenere che il pianto non è dannoso?”
Nel 2012 la dottoressa Anna Price, una ricercatrice del Royal Children’s Hospital Centre for Community Child Health di Melbourne, in Australia, condusse uno studio dettagliato che seguì un gruppo di 226 bambini/e, focalizzandosi sulla loro salute mentale, sonno, regolazione dello stress, relazione genitore-figlio/a, salute materna e stili genitoriali.
Cinque anni dopo rivisitò i bambini le cui famiglie avevano utilizzato dei metodi di sleep training per verificare se alcuni degli spaventosi effetti collaterali citati da Sears si fossero in effetti avverati.
Il risultato… nessun effetto collaterale.
Per citare lo studio “Non ci sono prove di conseguenze negative a lungo termine riguardo l’implementazione di tecniche di sleep training.”
Eppure i critici continuano a farsi sentire: “Il campione di bambini/e analizzato era troppo piccolo”, “Servono ulteriori studi”, supponendo che questi ulteriori studi andranno a supportare la loro posizione, cosa che fino ad ora non è accaduta.
Perfino dopo l’enesimo studio di marzo 2016 pubblicato su “Pediatrics” (la rivista ufficiale dell’Accademia Americana di Pediatria), che ha sentenziato che lo sleep training è sia efficace che sicuro, Sears e i suoi seguaci non hanno cambiato idea – ma se siete dei neogenitori che stanno prendendo in considerazione lo sleep training, questo studio non può che essere fonte di rassicurazione, in quanto aiutare il vostro bambino/a a dormire tutta la notte è importante, sicuro e di beneficio per tutta la vostra famiglia!
Perché possiamo essere in disaccordo su molte cose, ma non su questa: una notte di buon riposo è necessaria, sia per i genitori che per i bambini/e.
Dunque la risposta alla domanda che dà il titolo a questo post, è SI, lo sleep training è sicuro.
Il buon sonno è magnifico, rinvigorente, un importante beneficio per voi, il bambino/a e di conseguenza l’intera famiglia. Concentrarvi su delle buone abitudini del sonno del vostro bambino/a può farvi stare tranquilli, ed è un impegno che, se portato avanti con costanza, vi ripagherà in maniera esponenziale.
In sostanza, voi e i vostri bambini/e potete dormire sonni tranquilli, consapevoli che avete fatto la scelta giusta.
Si parla tanto di sleep training e di come questo termine “training, allenamento”, non sia bello da associare ad un bambino/a ed al suo sonno.
Per quanto mi riguarda, più che allenamento lo definirei come “educazione al sonno”: infatti ogni bambino/a nasce sprovvisto di una serie di competenze, ed è compito dei genitori educarlo – il sonno è proprio una di queste competenze!
I bambini/e vengono al mondo con la capacita di comprendere e soddisfare il loro bisogno di nutrimento, mentre invece non sono in grado di comprendere e regolare i loro bisogni riguardo il sonno, che è comunque un bisogno primario, al pari del nutrimento!
Non per tutti è così, chiaramente, le eccezioni esistono, infatti ci sono bambini/e che dormono bene fin dalla nascita e riescono a capire come collegare i cicli del sonno in autonomia, senza l’intervento dei genitori; io lo so bene, il mio primo figlio era proprio così, a 2 mesi dormiva 8 ore di notte e a 4, mentre sudavo freddo per la temutissima regressione, ha deciso che avrebbe cominciato a dormirne direttamente 12.
Un consiglio spassionato se siete genitori di questi bambini unicorno: non fate come me, non ditelo troppo ad alta voce, convinti che il vostro operato possa c’entrare qualcosa con questo piccolo miracolo! Il karma è in ascolto e, nel mio caso, il karma mi ha punito con una seconda figlia che, senza l’aiuto dello sleep training sono certa si sveglierebbe ancora almeno tre o quattro volte a notte, necessitando l’assistenza mia o di suo padre per riuscire a riaddormentarsi in tempi più o meno brevi (spoiler: non erano MAI tempi brevi).
Lo sleep training è stata una decisione che abbiamo rimandato per tre anni e mezzo, e la causa principale era la paura: paura che non fosse il momento, paura che non fosse sicuro, paura che fosse dannoso, paura che quel rapporto già così fragile con la nostra bambina venisse irrimediabilmente distrutto.
In realtà ciò che stava distruggendo il nostro rapporto era davanti ai nostri occhi: avevamo tutti troppo sonno da troppo tempo, avevamo bisogno di aiuto, urgeva un intervento.
Col senno di poi (ma già a partire da pochi giorni dall’inizio del piano), mi chiedo come abbiamo potuto aspettare tanto.
A nostra discolpa, va detto che tutti i genitori si pongono ogni giorno un numero di domande che sfiora l’astronomico – il vecchio detto che recita “i bambini non nascono col libretto delle istruzioni” è pura verità!
Anche se passiamo nove mesi a prepararci con incessanti ricerche e letture di libri per capire cosa aspettarci quando questo bimbo/a sarà nato, nel momento in cui rientriamo a casa dall’ospedale (o nel momento in cui le ostetriche ci lasciano, se abbiamo partorito in casa), c’è questo inevitabile sentimento di inadeguatezza, di non sentirsi comunque abbastanza pronti.
Ogni bambino/a è diverso ovviamente, quindi è vero che nessun manuale, nessuna lista di istruzioni, nessun tipo di suggerimento dato da amici o familiari sarà in grado di prepararci per quel particolare bambino/a; e chiaramente, stiamo parlando di una delle più enormi responsabilità che un essere umano possa avere, quella di crescere ed educare un’altra piccola persona, dunque percepiamo questa incredibile pressione di farlo nel modo più giusto.
Sfortunatamente, per quanto riguarda i neonati/e non esistono prove generali – la prima volta che si va in scena dobbiamo essere pronti, il che aumenta il nostro voler risolvere i problemi prima che questi si presentino.
E dato che, di base, un neonato/a mangia, si scarica, dorme e piange, ci concentriamo essenzialmente su questi quattro aspetti.
Di cosa dovrebbe nutrirsi un neonato/a è in genere un argomento polemico (polemica che io personalmente non concepisco: che sia allattamento al seno o latte formulato, l’importante è che sia una scelta consapevole, e che genitori e piccolo/a la vivano serenamente!), e per quanto riguarda le scariche ne diventiamo esperti in tempi decisamente brevi!
Archiviati questi due primi aspetti, restiamo con il dormire e il piangere, e vi garantisco che, da consulente del sonno pediatrica, ho studiato molto su entrambi gli argomenti.
Perché quando parliamo di sleep training, il vero elefante nella stanza è il pianto, e i genitori spaventati mi chiedono “il mio bambino/a piangerà?”
Chiaro che non è questa la domanda specifica per cui vogliono una risposta, perché i bambini/e piangono davvero spesso (anzi, se non piangessero sarebbe un segnale preoccupante!)
Tra le righe, la vera domanda è “Quanto piangerà il mio bambino/a? Potrò dargli conforto o dovrò lasciarlo da solo?”
Il pianto dei bambini/e è diventato davvero una delle maggiori fonti di preoccupazioni dei neogenitori – chiaro, a nessuno piace sentire il proprio figlio/a piangere, ma è anche vero che viviamo sommersi da una valanga di disinformazione che porta pseudo esperti dell’infanzia ad affermare che se non rispondiamo in maniera immediata al pianto del bambino/a per stopparlo sul nascere, lo stiamo come minimo traumatizzando a vita (giusto per aggiungere altri sensi di colpa).
Facciamo un respiro profondo, ed un passo indietro: questo atteggiamento di spavento/repulsione nei confronti del pianto è piuttosto recente — è del 1993 la pubblicazione della Teoria dell’Attaccamento del dottor William Sears. Fino ad allora, i genitori erano abbastanza tranquilli circa il pianto dei bambini/e, era visto come una cosa normale, specialmente se si trattava di sentirli piangere per pochi minuti durante la notte – al massimo poteva essere spiacevole, non certo dannoso!
Tuttavia, a partire da questa pubblicazione, la nuova generazione di genitori cominciò ad aggrapparsi all’idea che questo pianto non fosse solo inefficace, ma addirittura causa di danni cerebrali.
Il dottor Sears citava studi a sostegno della sua tesi, ma questi studi facevano riferimento a neonati/e che soffrivano di coliche o di una condizione chiamata “persistent crying” (pianto costante), dunque scenari ben lontani da un normale pianto!
La questione va avanti da 30 anni ormai, con da una parte i sostenitori della teoria dell’attaccamento che accusano i sostenitori dello sleep training di essere dei genitori negligenti, pronti a lasciar piangere i bambini/e per puro egoismo.
Trovo davvero sconcertante come le comunità pediatrica e scientifica non abbiano fatto di più per dare ragione o torto a una delle due parti, vista la rilevanza delle conseguenze.
Dopotutto, se stiamo causando dei danni cerebrali ai nostri bambini/e perché non evitiamo il loro pianto, non vorremmo esserne certi per decidere di cambiare il nostro approccio?
Una delle ragioni per cui le affermazioni del dottor Sears non provocarono un’immediata ed estesa indagine, è il fatto che queste affermazioni erano davvero fuorvianti.
I ricercatori di Yale che avevano condotto uno degli studi che Sears aveva citato, risposero così al suo uso del loro lavoro: “Il nostro studio non fa riferimento a brevi esperienze di stress routinario, ma a gravi situazioni di abuso e negligenza. Si tratta di una citazione scorretta del nostro lavoro, utilizzata per supportare un’idea non giustificata scientificamente.”
Per citare la fine stessa dello studio “I risultati ci danno prova che la qualità del comportamento materno non hanno alcun collegamento all’effetto finale – dunque che la madre risponda o meno alla condizione di pianto costante, è irrilevante”.
Questo dovrebbe bastare per mettere un punto alla questione iniziale – eppure i sostenitori di Sears continuano a chiedere “Ma dove sta la prova del contrario? Come fate a sostenere che il pianto non è dannoso?”
Nel 2012 la dottoressa Anna Price, una ricercatrice del Royal Children’s Hospital Centre for Community Child Health di Melbourne, in Australia, condusse uno studio dettagliato che seguì un gruppo di 226 bambini/e, focalizzandosi sulla loro salute mentale, sonno, regolazione dello stress, relazione genitore-figlio/a, salute materna e stili genitoriali.
Cinque anni dopo rivisitò i bambini le cui famiglie avevano utilizzato dei metodi di sleep training per verificare se alcuni degli spaventosi effetti collaterali citati da Sears si fossero in effetti avverati.
Il risultato… nessun effetto collaterale.
Per citare lo studio “Non ci sono prove di conseguenze negative a lungo termine riguardo l’implementazione di tecniche di sleep training.”
Eppure i critici continuano a farsi sentire: “Il campione di bambini/e analizzato era troppo piccolo”, “Servono ulteriori studi”, supponendo che questi ulteriori studi andranno a supportare la loro posizione, cosa che fino ad ora non è accaduta.
Perfino dopo l’enesimo studio di marzo 2016 pubblicato su “Pediatrics” (la rivista ufficiale dell’Accademia Americana di Pediatria), che ha sentenziato che lo sleep training è sia efficace che sicuro, Sears e i suoi seguaci non hanno cambiato idea – ma se siete dei neogenitori che stanno prendendo in considerazione lo sleep training, questo studio non può che essere fonte di rassicurazione, in quanto aiutare il vostro bambino/a a dormire tutta la notte è importante, sicuro e di beneficio per tutta la vostra famiglia!
Perché possiamo essere in disaccordo su molte cose, ma non su questa: una notte di buon riposo è necessaria, sia per i genitori che per i bambini/e.
Dunque la risposta alla domanda che dà il titolo a questo post, è SI, lo sleep training è sicuro.
Il buon sonno è magnifico, rinvigorente, un importante beneficio per voi, il bambino/a e di conseguenza l’intera famiglia. Concentrarvi su delle buone abitudini del sonno del vostro bambino/a può farvi stare tranquilli, ed è un impegno che, se portato avanti con costanza, vi ripagherà in maniera esponenziale.
In sostanza, voi e i vostri bambini/e potete dormire sonni tranquilli, consapevoli che avete fatto la scelta giusta.
Si tratta della domanda delle domande, che quasi ogni genitore si è posto!
Il vostro bambino o bambina a un certo punto si sveglia, e quando lo fa comincia a lamentarsi, ha bisogno
che uno di voi lo tranquillizzi e lo faccia riaddormentare per chissà quante volte in una notte sola – questo
sonno così frammentato sta esaurendo l’intera famiglia, piccolo/a in questione compreso!
Chiaro che non esiste una soluzione universale per tutti, ma spesso (il 90% dei casi), il cuore del problema
è uno solo.
Prima di parlarne, cerchiamo di escludere le ragioni principali per cui un bambino/a possa svegliarsi la
notte:
LA FAME
Se il vostro piccolo/a ha meno di sei mesi, c’è l’elevata possibilità che abbia ancora bisogno di
mangiare durante la notte – chiaro che ci sono le eccezioni, ma in linea generale i sei mesi sono
l’età in cui ci si può aspettare che un bambino/a riesca a dormire per circa 10/12 ore a notte senza
bisogno di latte.
UNA SITUAZIONE DI MALESSERE
Reflusso, indigestione, avere troppo caldo o troppo freddo, ritrovarsi incastrato in una posizione
scomoda sono alcune delle ragioni per cui il vostro bambino/a potrebbe svegliarsi durante la notte.
Se sospettate che il vostro piccolo/a stia vivendo una di queste situazioni di malessere, sarà bene
cercare di risolverle, per metterlo in condizione di provare a dormire tranquillamente tutta la notte.
Tutto qui!
Se un il vostro bambino/a è in una situazione confortevole ed è ben nutrito, resta solo una ragione per cui non riesce a dormire tutta la notte, ed è questa: non sa come farlo.
So bene che siete circondati da post su social media e commenti di amici/parenti che dicono “I bambini
dormiranno quando sono pronti!”; “Il sonno si svilupperà con la crescita!”; “Portate pazienza, non durerà
per sempre” e molti altri commenti del genere.
Ammetto di avere dei piccoli attacchi di rabbia quando leggo/sento commenti simili, principalmente per
due motivi:
1. non sono assolutamente d’aiuto
2. danno il messaggio a genitori esausti di evitare di sistemare un problema che può e dovrebbe
essere risolto!
È come se qualcuno chiedesse come estrarre una scheggia dal dito del suo bambino e si sentisse
rispondere “Sii paziente, non preoccuparti! È un problema che si risolverà da solo! Stai facendo del tuo
meglio!” MA torniamo a noi: cosa intendo quando dico che i bambini/e continuano a risvegliarsi perché non sanno come dormire tutta la notte?
La realtà è che nessuno di noi dorme TUTTA la notte – il sonno è diviso in cicli. Quando arriviamo alla
fine di un ciclo, non siamo più in una situazione di sonno profondo, ed abbiamo un risveglio parziale, che
noi adulti sappiamo gestire generalmente aprendo un occhio, magari controllando l’ora e crogiolandoci
nell’idea che abbiamo ancora del tempo per dormire, girandoci sull’altro lato e riaddormentandoci senza
fatica.
I bambini/e (specialmente i neonati/e), non sono dei professionisti consumati dell’addormentamento come noi adulti, ed oltretutto spesso, MOLTO SPESSO, vengono aiutati parecchio ogni volta che devono
addormentarsi: vengono cullati/coccolati/allattati/portati a in giro con passeggini o in auto…
Dunque quando si risvegliano alla fine di un ciclo del sonno (che ricordo essere fisiologico!), fanno fatica
a riaddormentarsi senza quell’aiuto extra ricevuto in precedenza, quindi finisce che mamma o papà
devono alzarsi e ripetere il processo da capo.
Questa è la chiave della risoluzione del problema, almeno nel 90% dei bambini e bambine con cui mi
trovo a lavorare. Come affrontare la cosa? Chiaramente, come specificato all’inizio di questo post, non esiste una soluzione
che funziona per tutti, il sonno è un puzzle complesso che richiede la conoscenza di parecchi elementi per
essere “aggiustato”!
In conclusione, quando sentite qualcuno affermare che è fisiologico che i bambini/e abbiano tanti risvegli,
è assolutamente corretto.
Quando proseguono dicendo che l’unica cosa che si può fare è portare pazienza perché si risolverà da
solo, è assurdo.
Potete insegnare ai vostri bambini e bambine a dormire tutta la notte, gestendo in autonomia il passaggio
da un ciclo del sonno ad un altro, e se voleste parlarne sarei felice di aiutarvi!
Si tratta della domanda delle domande, che quasi ogni genitore si è posto!
Il vostro bambino o bambina a un certo punto si sveglia, e quando lo fa comincia a lamentarsi, ha bisogno
che uno di voi lo tranquillizzi e lo faccia riaddormentare per chissà quante volte in una notte sola – questo
sonno così frammentato sta esaurendo l’intera famiglia, piccolo/a in questione compreso!
Chiaro che non esiste una soluzione universale per tutti, ma spesso (il 90% dei casi), il cuore del problema
è uno solo.
Prima di parlarne, cerchiamo di escludere le ragioni principali per cui un bambino/a possa svegliarsi la
notte:
LA FAME
Se il vostro piccolo/a ha meno di sei mesi, c’è l’elevata possibilità che abbia ancora bisogno di
mangiare durante la notte – chiaro che ci sono le eccezioni, ma in linea generale i sei mesi sono
l’età in cui ci si può aspettare che un bambino/a riesca a dormire per circa 10/12 ore a notte senza
bisogno di latte.
UNA SITUAZIONE DI MALESSERE
Reflusso, indigestione, avere troppo caldo o troppo freddo, ritrovarsi incastrato in una posizione
scomoda sono alcune delle ragioni per cui il vostro bambino/a potrebbe svegliarsi durante la notte.
Se sospettate che il vostro piccolo/a stia vivendo una di queste situazioni di malessere, sarà bene
cercare di risolverle, per metterlo in condizione di provare a dormire tranquillamente tutta la notte.
Tutto qui!
Se un il vostro bambino/a è in una situazione confortevole ed è ben nutrito, resta solo una ragione per cui non riesce a dormire tutta la notte, ed è questa: non sa come farlo.
So bene che siete circondati da post su social media e commenti di amici/parenti che dicono “I bambini dormiranno quando sono pronti!”; “Il sonno si svilupperà con la crescita!”; “Portate pazienza, non durerà
per sempre” e molti altri commenti del genere.
Ammetto di avere dei piccoli attacchi di rabbia quando leggo/sento commenti simili, principalmente per
due motivi:
1. non sono assolutamente d’aiuto
2. danno il messaggio a genitori esausti di evitare di sistemare un problema che può e dovrebbe
essere risolto!
È come se qualcuno chiedesse come estrarre una scheggia dal dito del suo bambino e si sentisse
rispondere “Sii paziente, non preoccuparti! È un problema che si risolverà da solo! Stai facendo del tuo
meglio!” MA torniamo a noi: cosa intendo quando dico che i bambini/e continuano a risvegliarsi perché non sanno come dormire tutta la notte?
La realtà è che nessuno di noi dorme TUTTA la notte – il sonno è diviso in cicli. Quando arriviamo alla
fine di un ciclo, non siamo più in una situazione di sonno profondo, ed abbiamo un risveglio parziale, che
noi adulti sappiamo gestire generalmente aprendo un occhio, magari controllando l’ora e crogiolandoci
nell’idea che abbiamo ancora del tempo per dormire, girandoci sull’altro lato e riaddormentandoci senza
fatica.
I bambini/e (specialmente i neonati/e), non sono dei professionisti consumati dell’addormentamento come noi adulti, ed oltretutto spesso, MOLTO SPESSO, vengono aiutati parecchio ogni volta che devono
addormentarsi: vengono cullati/coccolati/allattati/portati a in giro con passeggini o in auto…
Dunque quando si risvegliano alla fine di un ciclo del sonno (che ricordo essere fisiologico!), fanno fatica
a riaddormentarsi senza quell’aiuto extra ricevuto in precedenza, quindi finisce che mamma o papà
devono alzarsi e ripetere il processo da capo.
Questa è la chiave della risoluzione del problema, almeno nel 90% dei bambini e bambine con cui mi
trovo a lavorare. Come affrontare la cosa? Chiaramente, come specificato all’inizio di questo post, non esiste una soluzione che funziona per tutti, il sonno è un puzzle complesso che richiede la conoscenza di parecchi elementi per essere “aggiustato”!
In conclusione, quando sentite qualcuno affermare che è fisiologico che i bambini/e abbiano tanti risvegli, è assolutamente corretto.
Quando proseguono dicendo che l’unica cosa che si può fare è portare pazienza perché si risolverà da
solo, è assurdo. Potete insegnare ai vostri bambini e bambine a dormire tutta la notte, gestendo in autonomia il passaggio da un ciclo del sonno ad un altro, e se voleste parlarne sarei felice di aiutarv!
Da quando, poco più di un anno fa, ho cominciato a studiare per la mia certificazione di consulente Sleep
Sense, devo ammettere di essere diventata una vera e propria nerd del sonno, lo trovo un mondo
affascinante, a tratti ancora misterioso ed inesplorato, eppure da sempre elemento fondamentale per la
vita.
Per me e molte delle mie colleghe non si tratta solo di una passione a livello professionale: abbiamo
vissuto sulla nostra pelle come una buona notte di sonno possa cambiare la vita!
Per quanto riguarda la mia esperienza, il buon sonno è stato una sorta di panacea di tutti i mali dei tre anni
e mezzo in cui mi è stato negato; se ci pensate, è incredibile come molti problemi possano ridimensionarsi
dopo una notte di riposo!
Si tratta di uno strumento così potente che migliora la memoria, aumenta la tua creatività, rafforza il
sistema immunitario e favorisce il buonumore! Non si tratta solamente di “spegnersi” per la notte, ma di
un processo essenziale per mantenere il nostro corpo e la nostra mente in condizioni ottimali!
Per condividere un po’ della mia passione/ossessione con voi, eccovi 12 curiosità che mostrano quanto
incredibile e bizzarro possa essere il sonno:
1. Gli esseri umani passano 1/3 della loro vita a dormire – decisamente un investimento significativo
in termini di tempo, che indica anche quanto il sonno sia un aspetto cruciale per la salute ed il
benessere.
2. Il record per il più lungo periodo di veglia è detenuto da Randy Gardner, che ha resistito per 264
ore (circa 11 giorni) nel 1964 – l’unica cosa che mi viene da dire è don’t try this at home!
3. I delfini dormono con un occhio aperto: spengono metà del loro cervello ed un occhio, mentre
l’altra metà e l’altro occhio rimangono all’erta.
4. Gli esseri umani sono gli unici mammiferi che ritardano volontariamente il sonno: gli altri animali
rispettano i loro naturali ritmi del sonno, a meno che non vi siano interferenze esterne.
5. La privazione del sonno è straziante: è stata usata come forma di tortura e può portare ad un
profondo indebolimento sia fisico che psicologico.
6. “L’effetto prima notte”: molte persone non dormono bene in un nuovo ambiente, e questo è dato
da un meccanismo di sopravvivenza in cui il cervello resta più all’erta
7. Le lumache possono dormire per tre anni (e mi verrebbe da dire che la prossima vita vorrei essere
una lumaca!): questo sonno prolungato può avvenire per garantire la sopravvivenza quando il
meteo non è favorevole.
8. Il mammifero che dorme meno: le giraffe hanno bisogno solo di 1.9 ore di sonno al giorno, spesso
in brevi sonnellini di pochi minuti.
9. Il formaggio può avere un impatto sui vostri sogni: alcuni studi suggeriscono che mangiare del
formaggio prima di andare a letto può influenzare la natura dell’attività onirica, anche se le ragioni
restano ancora poco chiare.
10. Il sonno nell’epoca pre-industriale: sono stati condotti degli studi che evidenziano come, prima
della rivoluzione industriale e l’avvento dell’elettricità, le persone avessero due periodi distinti del
sonno notturno, chiamati “primo” e “secondo” sonno, separati da un periodo di veglia durante la
notte.
11. La Sindrome della Testa che Esplode: si tratta di un disturbo che rientra nella categoria delle
parasonnie, e consiste in un risveglio improvviso in cui la persona sperimenta un forte mal di testa
improvviso accompagnato da un suono violento, come se fosse una scarica elettrica; si suppone
che sia dovuto ad una condizione di stress e stanchezza.
12. L’impatto della luna piena sul sonno: vari studi hanno esaminato l’impatto del ciclo lunare sul
sonno degli esseri umani, formulando l’ipotesi che alcune persone potrebbero dormire peggio
durante le notti di luna piena. Questo fenomeno, chiamato “insonnia lunare” potrebbe essere
connesso nei ritmi dei nostri antenati, ai tempi in cui la luce della luna piena poteva influenzare i
cicli di sonno-veglia e le attività notturne.
La comunità scientifica sta ancora dibattendo su questo, dato che non si è giunti ancora ad una
conclusione univoca nei vari studi.
Come consulente del sonno, la mia passione per ogni aspetto connesso va oltre la mera meccanica: resto
sempre meravigliata di fronte alle sue complessità.
Sono convinta al 100% che delle buone abitudini sul fronte sonno possono avere un profondo impatto in
ogni aspetto della vita, dalla salute alla felicità – dormi bene, vivi bene!
Da quando, poco più di un anno fa, ho cominciato a studiare per la mia certificazione di consulente Sleep
Sense, devo ammettere di essere diventata una vera e propria nerd del sonno, lo trovo un mondo
affascinante, a tratti ancora misterioso ed inesplorato, eppure da sempre elemento fondamentale per la
vita.
Per me e molte delle mie colleghe non si tratta solo di una passione a livello professionale: abbiamo
vissuto sulla nostra pelle come una buona notte di sonno possa cambiare la vita!
Per quanto riguarda la mia esperienza, il buon sonno è stato una sorta di panacea di tutti i mali dei tre anni
e mezzo in cui mi è stato negato; se ci pensate, è incredibile come molti problemi possano ridimensionarsi
dopo una notte di riposo!
Si tratta di uno strumento così potente che migliora la memoria, aumenta la tua creatività, rafforza il
sistema immunitario e favorisce il buonumore! Non si tratta solamente di “spegnersi” per la notte, ma di
un processo essenziale per mantenere il nostro corpo e la nostra mente in condizioni ottimali!
Per condividere un po’ della mia passione/ossessione con voi, eccovi 12 curiosità che mostrano quanto
incredibile e bizzarro possa essere il sonno:
1. Gli esseri umani passano 1/3 della loro vita a dormire – decisamente un investimento significativo
in termini di tempo, che indica anche quanto il sonno sia un aspetto cruciale per la salute ed il
benessere.
2. Il record per il più lungo periodo di veglia è detenuto da Randy Gardner, che ha resistito per 264
ore (circa 11 giorni) nel 1964 – l’unica cosa che mi viene da dire è don’t try this at home!
3. I delfini dormono con un occhio aperto: spengono metà del loro cervello ed un occhio, mentre
l’altra metà e l’altro occhio rimangono all’erta
4. Gli esseri umani sono gli unici mammiferi che ritardano volontariamente il sonno: gli altri animali
rispettano i loro naturali ritmi del sonno, a meno che non vi siano interferenze esterne.
5. La privazione del sonno è straziante: è stata usata come forma di tortura e può portare ad un
profondo indebolimento sia fisico che psicologico.
6. “L’effetto prima notte”: molte persone non dormono bene in un nuovo ambiente, e questo è dato
da un meccanismo di sopravvivenza in cui il cervello resta più all’erta
7. Le lumache possono dormire per tre anni (e mi verrebbe da dire che la prossima vita vorrei essere
una lumaca!): questo sonno prolungato può avvenire per garantire la sopravvivenza quando il
meteo non è favorevole.
8. Il mammifero che dorme meno: le giraffe hanno bisogno solo di 1.9 ore di sonno al giorno, spesso
in brevi sonnellini di pochi minuti.
9. Il formaggio può avere un impatto sui vostri sogni: alcuni studi suggeriscono che mangiare del
formaggio prima di andare a letto può influenzare la natura dell’attività onirica, anche se le ragioni
restano ancora poco chiare.
10. Il sonno nell’epoca pre-industriale: sono stati condotti degli studi che evidenziano come, prima
della rivoluzione industriale e l’avvento dell’elettricità, le persone avessero due periodi distinti del
sonno notturno, chiamati “primo” e “secondo” sonno, separati da un periodo di veglia durante la
notte.
11. La Sindrome della Testa che Esplode: si tratta di un disturbo che rientra nella categoria delle
parasonnie, e consiste in un risveglio improvviso in cui la persona sperimenta un forte mal di testa
improvviso accompagnato da un suono violento, come se fosse una scarica elettrica; si suppone
che sia dovuto ad una condizione di stress e stanchezza.
12. L’impatto della luna piena sul sonno: vari studi hanno esaminato l’impatto del ciclo lunare sul
sonno degli esseri umani, formulando l’ipotesi che alcune persone potrebbero dormire peggio
durante le notti di luna piena. Questo fenomeno, chiamato “insonnia lunare” potrebbe essere
connesso nei ritmi dei nostri antenati, ai tempi in cui la luce della luna piena poteva influenzare i
cicli di sonno-veglia e le attività notturne.
La comunità scientifica sta ancora dibattendo su questo, dato che non si è giunti ancora ad una
conclusione univoca nei vari studi.
Come consulente del sonno, la mia passione per ogni aspetto connesso va oltre la mera meccanica: resto
sempre meravigliata di fronte alle sue complessità.
Sono convinta al 100% che delle buone abitudini sul fronte sonno possono avere un profondo impatto in
ogni aspetto della vita, dalla salute alla felicità – dormi bene, vivi bene!
In questo post affronto una delle domande che mi vengono poste più spesso dai neogenitori, e cioè se sia
possibile affrontare un percorso di accompagnamento all’addormentamento autonomo con un neonato o
neonata allattati esclusivamente al seno – spoiler, la risposta è si, ma procediamo con ordine e facciamo
chiarezza!
Quando scopriamo che stiamo per diventare genitori ci trasformiamo in lettori accaniti, consumatori
voraci di qualsiasi informazione possiamo ritenere utile per arrivare preparati a questo compito così
importante, e cosa scopriamo?
Che esiste tutto, e il contrario di tutto, ed ogni esperto difende le sue convinzioni tenacemente.
Questo accade anche in ambito medico, e la cosa lascia francamente confusi: a chi affidarsi?
A chi dice che il ciuccio è dannoso o assolutamente essenziale?
A chi sostiene che l’allattamento artificiale vada più che bene o chi dice che sia da evitare a tutti i costi?
Che fare?
Innanzitutto, va benissimo informarsi, ma poi dobbiamo fare lo sforzo di filtrare queste informazioni con
una combinazione di buonsenso e credenze personali, arrivando a stabilire una strategia con la quale ci
sentiamo a nostro agio, che è davvero il fattore più importante per una genitorialità serena.
Una delle questioni che però sembra restare senza risposta è quella dell’allattamento al seno e lo sleep
training: ha senso cominciare un percorso di sleep training con un bambino/a allattati esclusivamente al
seno? O è meglio aspettare lo svezzamento?
La questione principale è questa: parrebbe che il latte materno venga digerito più velocemente di quello in
formula, e dunque bimbi e bimbe allattati al seno hanno bisogno di svegliarsi molte volte durante la notte
per nutrirsi, in caso contrario potrebbero sentirsi affamati e arrivare a soffrire di malnutrizione.
So che esistono diverse scuole di pensiero sull’allattamento al seno, e che siate del partito “a richiesta” o
quello di “ad orari fissi”, è bene focalizzarsi su quelli che sono fatti concreti, qualora steste valutando di
approcciarvi ad un percorso di sleep training, qualunque esso sia.
L’obiezione che mi viene posta è “che senso ha accompagnare il mio bambino/a a dormire tutta la notte
quando questo va a cozzare con il suo bisogno di nutrimento?”
Fun fact: nessuno dorme tutta la notte.
Potreste pensare che sia così, che voi dormiste tutta la notte prima di avere figli, ma vi assicuro che a
meno che non siate pesantemente sedati (o pronti per andare al Creatore), anche voi vi svegliate qualche
volta durante la notte, e l’avete sempre fatto.
Il sonno è organizzato in cicli (in genere sono quattro o cinque a notte), e quando arriviamo alla fine di
uno di questi , attraversiamo una fase di sonno molto leggero e ci svegliamo parzialmente, anche se non
ce ne ricordiamo il giorno seguente. I cicli del sonno dei bambini e bambine sono molto più brevi dei nostri, dunque si svegliano più spesso durante la notte. I bimbi/e che io amo chiamare “unicorno”, cioè quelli di cui sentiamo parlare e che in genere non sono mai i nostri, queste creature fantastiche che dormono tutta la notte, in realtà hanno lo stesso numero di risvegli, ma riescono a collegare i cicli del sonno senza alcun aiuto da parte di
mamma/papà o altre figure di accudimento.
Quando si parla di “dormire tutta la notte”, almeno per quanto riguarda neonati/e e lattanti, in realtà si sta
parlando di bambini che hanno competenze di sonno autonomo.
Non è dunque il come un neonato/a si nutra a fare la differenza: continuerà a svegliarsi durante la notte,
svariate volte, per il resto della sua vita, esattamente come chiunque altro.
Per quanto riguarda il fatto che il latte materno sia digerito più rapidamente rispetto a quello in formula,
questo è vero, ma non certo con le esorbitanti differenze di tempistiche di cui molti parlano.
I neonati possono poppare ogni 2.5/3 ore se allattati al seno, mentre gli intervalli si avvicinano più alle 4
ore se allattati con latte in formula – dunque non stiamo certo parlando di un qualche magico elisir che
renderà sazi i piccoli/e per 10 o 11 ore!
Il loro stomaco è molto piccolo e il cibo liquido viene digerito rapidamente, sia che venga da un biberon,
sia che venga dal seno. Questo cosa significa per dei neogenitori che vorrebbero neonati unicorno che fanno notti da 11/12 ore? La risposta semplice è, per i prossimi mesi, scordatevelo. Non dico che sia impossibile, “impossible is nothing”, gli unicorni esistono e ci sono piccoli ghiri che, in barba alla fame, dormiranno serenamente per tutta la notte – ma sono molto molto rari. È molto più probabile che il vostro neonato/a abbia bisogno di almeno un paio di poppate notturne fino a circa sei mesi di età.
Questo non significa che non si possa lavorare su competenze di sonno autonomo fino al raggiungimento
di questi fantomatici sei mesi, si può cominciare ben prima! È bene chiarire che un lavoro del genere non
porterà nell’immediato a notti senza alcun risveglio, ma, tornando al tema di questo post, la cosa non sarà
dovuta a di cosa il piccolo/a si nutre!
Raggiunti i sei mesi, poco meno o poco più, il vostro bimbo/a dovrebbe riuscire a cominciare a dormire
tutta la notte senza aver bisogno di una poppata, inclusi i piccoli/e allattati al seno.
Tema allattamento a richiesta, approccio molto popolare ultimamente e che incontra tutto il mio supporto
in caso funzioni per voi, il vostro piccolo/a e la vostra famiglia: se ad esempio un bambino/a si sveglia 5/6
volte a notte per una poppata, il principio dell’allattamento a richiesta vorrebbe che voi vi alzaste ed
offriste una poppata ad ogni risveglio, cosa tecnicamente corretta.
Ma se il piccolo/a ha almeno sei mesi, una buona crescita, e mangia a sufficienza durante il giorno, è
molto probabile che durante la notte non si stia svegliando perché ha bisogno di mangiare, ma perché il
poppare è diventato parte della sua strategia per addormentarsi. Questo è un altro aspetto del sonno che adulti e bambini hanno in comune: abbiamo tutti delle strategie per addormentarci.
Noi adulti abbiamo le nostre routine e rituali della buonanotte, che sia l’avere un bicchiere di acqua sul
comodino, bere una tisana, leggere un libro, metterci in una certa posizione che risulta comoda: si tratta di
strategie che segnalano al nostro cervello e al nostro corpo che è ora di dormire.
Le strategie dei neonati/e potranno essere meno sofisticate, ma hanno lo stesso scopo: aiutano i piccoli/e a
sentirsi tranquilli, al sicuro, pronti per addormentarsi – dunque se il poppare fa parte di una loro strategia,
non conta che ci sia effettivamente del latte da mangiare, quanto l’atto stesso del succhiare, il sentire la
mamma/il papà vicini, la sensazione di familiarità che li aiuta ad addormentarsi, e da cui possono
diventare molto dipendenti. Ovviamente ogni neonato/a è differente, e ce ne sono alcuni che, pure superati i sei mesi potrebbero effettivamente svegliarsi per la fame!
Ecco una serie di segnali a cui prestare attenzione per capire se effettivamente quei risvegli sono dovuti
alla fame o alla mancanza di competenze di sonno autonomo:
il piccolo/a mangia poco durante la notte?
Si addormenta dopo pochi minuti di poppata?
Il piccolo/a riesce a riaddormentarsi se non viene offerta una poppata?
Si sveglia dopo 45/60 minuti dall’ultima poppata notturna?
Se la vostra risposta è stata sì alla maggior parte di queste domande, allora probabilmente il vostro
bimbo/a ha reso la poppata parte della sua strategia di addormentamento, e potrebbe beneficiare di un
percorso di accompagnamento all’addormentamento autonomo: questo non significa smettere di allattare
a richiesta, solo di rivalutare quando il piccolo/a ha effettivamente bisogno di mangiare e quando invece sta solo cercando un aiuto per addormentarsi.
Per tornare dunque a rispondere alla domanda che ci ponevamo all’inizio di questo post, cioè se
l’allattamento al seno e lo sleep training potessero coesistere, la risposta, come già anticipato, è un grande sì!
L’allattamento al seno può essere un’esperienza meravigliosa sia per la mamma che per il bambino/a, ed
io la supporto totalmente, così come è meraviglioso avere un bambino/a che riesce a dormire tutta la notte
gestendo in autonomia i suoi fisiologici risvegli, e non esiste alcuna ragione per cui un’esperienza debba
escludere l’altra! Se volete parlarne in maniera più approfondita o avete dubbi al riguardo, non esitate a contattarmi!
In questo post affronto una delle domande che mi vengono poste più spesso dai neogenitori, e cioè se sia
possibile affrontare un percorso di accompagnamento all’addormentamento autonomo con un neonato o
neonata allattati esclusivamente al seno – spoiler, la risposta è si, ma procediamo con ordine e facciamo
chiarezza!
Quando scopriamo che stiamo per diventare genitori ci trasformiamo in lettori accaniti, consumatori
voraci di qualsiasi informazione possiamo ritenere utile per arrivare preparati a questo compito così
importante, e cosa scopriamo?
Che esiste tutto, e il contrario di tutto, ed ogni esperto difende le sue convinzioni tenacemente.
Questo accade anche in ambito medico, e la cosa lascia francamente confusi: a chi affidarsi?
A chi dice che il ciuccio è dannoso o assolutamente essenziale?
A chi sostiene che l’allattamento artificiale vada più che bene o chi dice che sia da evitare a tutti i costi?
Che fare?
Innanzitutto, va benissimo informarsi, ma poi dobbiamo fare lo sforzo di filtrare queste informazioni con
una combinazione di buonsenso e credenze personali, arrivando a stabilire una strategia con la quale ci
sentiamo a nostro agio, che è davvero il fattore più importante per una genitorialità serena.
Una delle questioni che però sembra restare senza risposta è quella dell’allattamento al seno e lo sleep
training: ha senso cominciare un percorso di sleep training con un bambino/a allattati esclusivamente al
seno? O è meglio aspettare lo svezzamento?
La questione principale è questa: parrebbe che il latte materno venga digerito più velocemente di quello in
formula, e dunque bimbi e bimbe allattati al seno hanno bisogno di svegliarsi molte volte durante la notte
per nutrirsi, in caso contrario potrebbero sentirsi affamati e arrivare a soffrire di malnutrizione.
So che esistono diverse scuole di pensiero sull’allattamento al seno, e che siate del partito “a richiesta” o
quello di “ad orari fissi”, è bene focalizzarsi su quelli che sono fatti concreti, qualora steste valutando di
approcciarvi ad un percorso di sleep training, qualunque esso sia.
L’obiezione che mi viene posta è “che senso ha accompagnare il mio bambino/a a dormire tutta la notte
quando questo va a cozzare con il suo bisogno di nutrimento?”
Fun fact: nessuno dorme tutta la notte.
Potreste pensare che sia così, che voi dormiste tutta la notte prima di avere figli, ma vi assicuro che a
meno che non siate pesantemente sedati (o pronti per andare al Creatore), anche voi vi svegliate qualche
volta durante la notte, e l’avete sempre fatto.
Il sonno è organizzato in cicli (in genere sono quattro o cinque a notte), e quando arriviamo alla fine di
uno di questi , attraversiamo una fase di sonno molto leggero e ci svegliamo parzialmente, anche se non
ce ne ricordiamo il giorno seguente.
I cicli del sonno dei bambini e bambine sono molto più brevi dei nostri, dunque si svegliano più spesso
durante la notte. I bimbi/e che io amo chiamare “unicorno”, cioè quelli di cui sentiamo parlare e che in
genere non sono mai i nostri, queste creature fantastiche che dormono tutta la notte, in realtà hanno lo
stesso numero di risvegli, ma riescono a collegare i cicli del sonno senza alcun aiuto da parte di
mamma/papà o altre figure di accudimento.
Quando si parla di “dormire tutta la notte”, almeno per quanto riguarda neonati/e e lattanti, in realtà si sta
parlando di bambini che hanno competenze di sonno autonomo.
Non è dunque il come un neonato/a si nutra a fare la differenza: continuerà a svegliarsi durante la notte,
svariate volte, per il resto della sua vita, esattamente come chiunque altro.
Per quanto riguarda il fatto che il latte materno sia digerito più rapidamente rispetto a quello in formula,
questo è vero, ma non certo con le esorbitanti differenze di tempistiche di cui molti parlano.
I neonati possono poppare ogni 2.5/3 ore se allattati al seno, mentre gli intervalli si avvicinano più alle 4
ore se allattati con latte in formula – dunque non stiamo certo parlando di un qualche magico elisir che
renderà sazi i piccoli/e per 10 o 11 ore!
Il loro stomaco è molto piccolo e il cibo liquido viene digerito rapidamente, sia che venga da un biberon,
sia che venga dal seno.
Questo cosa significa per dei neogenitori che vorrebbero neonati unicorno che fanno notti da 11/12 ore?
La risposta semplice è, per i prossimi mesi, scordatevelo.
Non dico che sia impossibile, “impossible is nothing”, gli unicorni esistono e ci sono piccoli ghiri che, in
barba alla fame, dormiranno serenamente per tutta la notte – ma sono molto molto rari.
È molto più probabile che il vostro neonato/a abbia bisogno di almeno un paio di poppate notturne fino a
circa sei mesi di età.
Questo non significa che non si possa lavorare su competenze di sonno autonomo fino al raggiungimento
di questi fantomatici sei mesi, si può cominciare ben prima! È bene chiarire che un lavoro del genere non
porterà nell’immediato a notti senza alcun risveglio, ma, tornando al tema di questo post, la cosa non sarà
dovuta a di cosa il piccolo/a si nutre!
Raggiunti i sei mesi, poco meno o poco più, il vostro bimbo/a dovrebbe riuscire a cominciare a dormire
tutta la notte senza aver bisogno di una poppata, inclusi i piccoli/e allattati al seno.
Tema allattamento a richiesta, approccio molto popolare ultimamente e che incontra tutto il mio supporto
in caso funzioni per voi, il vostro piccolo/a e la vostra famiglia: se ad esempio un bambino/a si sveglia 5/6
volte a notte per una poppata, il principio dell’allattamento a richiesta vorrebbe che voi vi alzaste ed
offriste una poppata ad ogni risveglio, cosa tecnicamente corretta.
Ma se il piccolo/a ha almeno sei mesi, una buona crescita, e mangia a sufficienza durante il giorno, è
molto probabile che durante la notte non si stia svegliando perché ha bisogno di mangiare, ma perché il
poppare è diventato parte della sua strategia per addormentarsi.
Questo è un altro aspetto del sonno che adulti e bambini hanno in comune: abbiamo tutti delle strategie
per addormentarci.
Noi adulti abbiamo le nostre routine e rituali della buonanotte, che sia l’avere un bicchiere di acqua sul
comodino, bere una tisana, leggere un libro, metterci in una certa posizione che risulta comoda: si tratta di
strategie che segnalano al nostro cervello e al nostro corpo che è ora di dormire.
Le strategie dei neonati/e potranno essere meno sofisticate, ma hanno lo stesso scopo: aiutano i piccoli/e a
sentirsi tranquilli, al sicuro, pronti per addormentarsi – dunque se il poppare fa parte di una loro strategia,
non conta che ci sia effettivamente del latte da mangiare, quanto l’atto stesso del succhiare, il sentire la
mamma/il papà vicini, la sensazione di familiarità che li aiuta ad addormentarsi, e da cui possono
diventare molto dipendenti.
Ovviamente ogni neonato/a è differente, e ce ne sono alcuni che, pure superati i sei mesi potrebbero
effettivamente svegliarsi per la fame!
Ecco una serie di segnali a cui prestare attenzione per capire se effettivamente quei risvegli sono dovuti
alla fame o alla mancanza di competenze di sonno autonomo:
il piccolo/a mangia poco durante la notte?
Si addormenta dopo pochi minuti di poppata?
Il piccolo/a riesce a riaddormentarsi se non viene offerta una poppata?
Si sveglia dopo 45/60 minuti dall’ultima poppata notturna?
Se la vostra risposta è stata sì alla maggior parte di queste domande, allora probabilmente il vostro
bimbo/a ha reso la poppata parte della sua strategia di addormentamento, e potrebbe beneficiare di un
percorso di accompagnamento all’addormentamento autonomo: questo non significa smettere di allattare
a richiesta, solo di rivalutare quando il piccolo/a ha effettivamente bisogno di mangiare e quando invece
sta solo cercando un aiuto per addormentarsi.
Per tornare dunque a rispondere alla domanda che ci ponevamo all’inizio di questo post, cioè se
l’allattamento al seno e lo sleep training potessero coesistere, la risposta, come già anticipato, è un grande
sì!
L’allattamento al seno può essere un’esperienza meravigliosa sia per la mamma che per il bambino/a, ed
io la supporto totalmente, così come è meraviglioso avere un bambino/a che riesce a dormire tutta la notte
gestendo in autonomia i suoi fisiologici risvegli, e non esiste alcuna ragione per cui un’esperienza debba
escludere l’altra!
Se volete parlarne in maniera più approfondita o avete dubbi al riguardo, non esitate a contattarmi!
Mentre il corpo riposa, il nostro cervello si prepara ad affrontare un viaggio complesso ogni notte,
impegnandosi in una serie di attività essenziali per il nostro benessere e le funzioni cognitive.
In questo post andremo ad analizzare in maniera più approfondita i cinque processi vitali che avvengono
nel nostro cervello mentre dormiamo
1. Consolidamento della memoria — un processo complesso: il consolidamento della memoria è un
processo sofisticato che coinvolge diverse fasi del sonno. Durante la fase slow-wave (SWS),
l’ippocampo ripete le esperienze della giornata, trasferendo informazioni alla neocorteccia, dove si
formano i ricordi a lungo termine. La fase REM va poi ad integrare questi ricordi con delle
conoscenze già esistenti, contribuendo a facilitare il problem solving creativo e l’approfondimento
di esperienze. Questa danza intricata tra le diverse fasi del sonno sottolinea l’importanza di notti di
sonno ristoratore per facilitare l’apprendimento e la memoria.
2. Un detox per il cervello! La rimozione delle sostanze di scarto tramite il sistema glinfatico non
solo è più attiva durante il sonno, ma anche molto più necessaria di quanto si ritenesse in passato.
Le cellule del cervello si restringono durante il sonno, andando ad aumentare lo spazio tra loro
fino al 60%. Questa espansione facilita la rimozione delle sostanze di scarto del cervello, tra cui
delle proteine dannose che sono state collegate a malattie neuro degenerative. Questo processo è
assolutamente cruciale per mantenere una buona salute a livello cognitivo e prevenire danni a
lungo termine.
3. La potatura sinaptica: come il nostro cervello ottimizza le informazioni — la potatura sinaptica
è un processo più complesso della mera eliminazione di connessioni in eccesso: si tratta di un
meccanismo che migliora l’efficienza della rete neurale. Durante il sonno, specialmente durante la
fase REM, il cervello valuta le connessioni sinaptiche basandosi sul loro utilizzo e la lora forza.
Questa potatura ottimizza le reti neurali del cervello in modo da migliorare il processo delle
informazioni, l’apprendimento e la formazione della memoria.
Il sonno svolge un ruolo chiave nell’abilità del cervello di cambiare ed adattarsi. Durante il sonno,
le connessioni neurali non sono solamente potate e rinforzate, ma nuove sinapsi vengono formate!
Questo aspetto del sonno è particolarmente cruciale durante gli anni dello sviluppo, ma resta
comunque molto importante durante il corso della vita, dato che va a sostenere la capacità del
cervello di apprendere e fare nuove esperienze.
4. Regolazione delle emozioni e resilienza: il sonno è fondamentale per capire come noi
processiamo e rispondiamo alle emozioni. Durante il sonno, specialmente nella fase REM, il
cervello riorganizza vissuti emotivi, spesso riducendo l’intensità emotiva dei ricordi. Questo
processo, chiamato regolazione emotiva, aiuta a mitigare l’impatto di esperienze stressanti o
traumatiche; è altresì cruciale per costruire una resilienza emotiva, dandoci modo di affrontare
sfide sempre nuove con una prospettiva emotiva più equilibrata.
5. La riorganizzazione delle onde cerebrali e le conseguenti implicazioni: la transizione fra
diverse fasi del sonno è caratterizzata da specifici pattern di onde cerebrali, ognuno necessario a
svolgere determinate funzioni:
le onde Delta, caratteristiche del sonno profondo, sono cruciali per le riparazioni e il rinnovamento
delle cellule;
le onde Theta, spesso associate al sonno REM, giocano un ruolo importante nella consolidazione
della memoria e la creatività.
Questa riorganizzazione di onde cerebrali non è solo un segnale delle diverse fasi del sonno, ma va
a facilitare attivamente vari processi cognitivi e riparativi!
Questo viaggio notturno del nostro cervello è un processo complesso ed essenziale, ricco di attività che
sostengono la nostra salute cognitiva ed emotiva — possiamo senza dubbio affermare che le attività che il
nostro cervello svolge mentre dormiamo sono dinamiche ed essenziali tanto quanto quelle svolte nei
momenti di veglia!
Comprendere questi processi non solo sottolinea l’assoluta importanza di un sonno di qualità, ma dona
anche ulteriori spunti per affrontare sfide a livello neurologico e psicologico.
Rendendo il buon sonno una priorità, possiamo godere dei suoi profondi benefici, andando a migliorare la
nostra salute mentale, le nostre abilità cognitive e la nostra resilienza emotiva.
Mentre il corpo riposa, il nostro cervello si prepara ad affrontare un viaggio complesso ogni notte,
impegnandosi in una serie di attività essenziali per il nostro benessere e le funzioni cognitive.
In questo post andremo ad analizzare in maniera più approfondita i cinque processi vitali che avvengono
nel nostro cervello mentre dormiamo
1. Consolidamento della memoria — un processo complesso: il consolidamento della memoria è un
processo sofisticato che coinvolge diverse fasi del sonno. Durante la fase slow-wave (SWS),
l’ippocampo ripete le esperienze della giornata, trasferendo informazioni alla neocorteccia, dove si
formano i ricordi a lungo termine. La fase REM va poi ad integrare questi ricordi con delle
conoscenze già esistenti, contribuendo a facilitare il problem solving creativo e l’approfondimento
di esperienze. Questa danza intricata tra le diverse fasi del sonno sottolinea l’importanza di notti di
sonno ristoratore per facilitare l’apprendimento e la memoria.
2. Un detox per il cervello! La rimozione delle sostanze di scarto tramite il sistema glinfatico non
solo è più attiva durante il sonno, ma anche molto più necessaria di quanto si ritenesse in passato.
Le cellule del cervello si restringono durante il sonno, andando ad aumentare lo spazio tra loro
fino al 60%. Questa espansione facilita la rimozione delle sostanze di scarto del cervello, tra cui
delle proteine dannose che sono state collegate a malattie neuro degenerative. Questo processo è
assolutamente cruciale per mantenere una buona salute a livello cognitivo e prevenire danni a
lungo termine.
3. La potatura sinaptica: come il nostro cervello ottimizza le informazioni — la potatura sinaptica
è un processo più complesso della mera eliminazione di connessioni in eccesso: si tratta di un
meccanismo che migliora l’efficienza della rete neurale. Durante il sonno, specialmente durante la
fase REM, il cervello valuta le connessioni sinaptiche basandosi sul loro utilizzo e la lora forza.
Questa potatura ottimizza le reti neurali del cervello in modo da migliorare il processo delle
informazioni, l’apprendimento e la formazione della memoria.
Il sonno svolge un ruolo chiave nell’abilità del cervello di cambiare ed adattarsi. Durante il sonno,
le connessioni neurali non sono solamente potate e rinforzate, ma nuove sinapsi vengono formate!
Questo aspetto del sonno è particolarmente cruciale durante gli anni dello sviluppo, ma resta
comunque molto importante durante il corso della vita, dato che va a sostenere la capacità del
cervello di apprendere e fare nuove esperienze.
4. Regolazione delle emozioni e resilienza: il sonno è fondamentale per capire come noi
processiamo e rispondiamo alle emozioni. Durante il sonno, specialmente nella fase REM, il
cervello riorganizza vissuti emotivi, spesso riducendo l’intensità emotiva dei ricordi. Questo
processo, chiamato regolazione emotiva, aiuta a mitigare l’impatto di esperienze stressanti o
traumatiche; è altresì cruciale per costruire una resilienza emotiva, dandoci modo di affrontare
sfide sempre nuove con una prospettiva emotiva più equilibrata.
5. La riorganizzazione delle onde cerebrali e le conseguenti implicazioni: la transizione fra
diverse fasi del sonno è caratterizzata da specifici pattern di onde cerebrali, ognuno necessario a
svolgere determinate funzioni:
le onde Delta, caratteristiche del sonno profondo, sono cruciali per le riparazioni e il rinnovamento
delle cellule;
le onde Theta, spesso associate al sonno REM, giocano un ruolo importante nella consolidazione
della memoria e la creatività.
Questa riorganizzazione di onde cerebrali non è solo un segnale delle diverse fasi del sonno, ma va
a facilitare attivamente vari processi cognitivi e riparativi!
Questo viaggio notturno del nostro cervello è un processo complesso ed essenziale, ricco di attività che
sostengono la nostra salute cognitiva ed emotiva — possiamo senza dubbio affermare che le attività che il
nostro cervello svolge mentre dormiamo sono dinamiche ed essenziali tanto quanto quelle svolte nei
momenti di veglia!
Comprendere questi processi non solo sottolinea l’assoluta importanza di un sonno di qualità, ma dona
anche ulteriori spunti per affrontare sfide a livello neurologico e psicologico.
Rendendo il buon sonno una priorità, possiamo godere dei suoi profondi benefici, andando a migliorare la
nostra salute mentale, le nostre abilità cognitive e la nostra resilienza emotiva.
Dato che (finalmente, forse!) l’estate 2024 ha deciso di fare capolino, nel blog di questo mese parleremo
di come riuscire a godercela anche se abbiamo bambini piccoli: perché è vero che le giornate si allungano,
la voglia di partecipare a serate in compagnia è tanta, ma i loro bisogni di sonno non diminuiscono (e la
cosa diventa drammaticamente chiara quando, alla terza grigliata e messa a letto tardi in pochi giorni,
bambini e bambine sembrano trasformarsi da Dr Jekyll a Mr Hyde)
Sto forse dicendo di rinunciare a questi eventi? Certo che no, bisogna pur vivere!
Ma proprio perché bisogna pur vivere, è bene evitare di esagerare in tal senso, perché il rischio di trovarsi
con dei bambini o bambine incapaci di divertirsi qualunque fichissima cosa proponiamo loro è
decisamente alto!
Detto questo, vi lascio una serie di suggerimenti per riuscire a godervi questa splendida stagione
mantenendo comunque delle buone abitudini per il sonno dei vostri bimbi e bimbe.
1. Tende oscuranti.
Sappiamo bene che in estate le giornate sono talmente lunghe che, per qualche mese, il sole finisce per
tramontare ben più tardi dell’ora della messa a letto ideale per bimbi e bimbe — per quanto possiamo
esserci abituati alla luce artificiale, il sole continua ad avere l’influenza maggiore sul nostro ritmo
circadiano, dunque può essere difficile addormentarsi se c’è ancora della luce fuori.
La soluzione più semplice è quella di oscurare bene la stanza di bimbi e bimbe, e quando dico oscurare
intendo proprio buio pesto, perché anche solo una quantità minima di luce che passa da tapparelle o
persiane può rendere difficile l’addormentamento ed il mantenimento di un sonno notturno di qualità.
Esistono in commercio tanti tipi di tende oscuranti con ventose da attaccare alle finestre, utilissime da
portare anche in viaggio!
Se non volete spenderci dei soldi, una soluzione efficace possono essere i sacchi neri della spazzatura da
attaccare sulle finestre con dello scotch carta — magari non sarà esteticamente gradevole, ma senza dubbio
efficace per il fine a cui puntiamo!
2. Attività all’aria aperta durante il giorno.
Se vogliamo evitare la luce del sole quando è ora di andare a dormire, invece durante il giorno è importante che bimbi e bimbe facciano il pieno di luce solare per assicurare un buon riposo notturno!
La luce naturale del sole ha un sacco di benefici:
stimola la produzione di vitamina D, che aiuta a mantenerci di buonumore;
stimola la produzione di cortisolo, che nonostante la sua cattiva fama di «ormone dello stress», nel momento giusto e nelle quantità giuste è benefico;
infine promuove anche la produzione di serotonina, che migliora l’umore nei bambini durante il
giorno e viene convertita durante la notte in melatonina dalla ghiandola pineale, aiutandoli a dormire meglio!
In conclusione, una buona esposizione alla luce solare, specialmente al mattino, aiuterà col riposo
notturno!
3. Costanza nella routine.
Non è proprio possibile fare uno strappo alla regola durante l’estate?
Certo che è possibile, ma, come dicevo prima, è bene non esagerare!
Andare a cambiare routine consolidate una notte dopo l’altra può portare ad un eccesso di stanchezza che
poi si riflette durante il giorno con bimbi e bimbe irascibili ed ingestibili, e durante la notte con tempi di
addormentamento dilatati e un riposo che non è di qualità, che va a trascinarsi nel giorno dopo, e quello
dopo ancora…
Ci sta assolutamente che ogni tanto la messa a letto possa venire ritardata, nessuno vuole togliere ai
bambini e bambine la magia di queste serate così lunghe!
Tuttavia va tenuto in conto che, se per una sera si va a nanna più tardi, dovremo cercare di bilanciare nei
giorni/notti successivi con una buona routine, in modo da evitare che la situazione vada completamente
fuori controllo, garantendo così anche a bimbi e bimbe la possibilità di essere ben riposati ed in grado di
godersi queste belle giornate d’estate.
4. Attenzione al cibo!
Estate in genere si traduce in gelati, grigliate, pizzate, patatine ed altro cibo spazzatura vario ed eventuale.
Come per ogni cosa, è bene non esagerare: tutti questi carboidrati semplici potrebbero diventare
problematici per il sonno di bimbi e bimbe!
Come? Un consumo eccessivo di carboidrati può andare ad aumentare il numero di risvegli notturni e
ridurre le fasi di sonno profondo, facendoci avere a che fare con bambini e bambine che si sentono
letargici e apatici il giorno dopo.
Una buona soluzione può essere quella di offrire degli snack salutari durante il giorno: frutta, verdura,
semplici panini magari farciti con dell’hummus di ceci o altri legumi…
Se la maggior parte delle calorie giornaliere proviene da cibi salutari, quel ghiacciolo o gelato non
andranno certo ad impattare il sonno in maniera importante!
5. Prepararsi in anticipo per il rientro a scuola.
Perdonatemi se tiro fuori questo argomento quando per molti l’estate(=ferie!) deve ancora cominciare, ma
è bene tenere a mente l’inevitabile rientro a scuola di settembre!
Se bimbi e bimbe si abituano ad andare a dormire (e magari svegliarsi!) più tardi rispetto a quanto
farebbero durante l’anno scolastico, è impensabile che tornino ai soliti ritmi in un giorno solo!
Può essere d’aiuto tornare gradualmente alla loro routine scolastica in circa una settimana o due,
anticipando la messa a letto di circa 15 minuti ogni due/tre giorni.
In questo modo riusciranno ad essere ben riposati e pronti a tornare alla loro routine standard fin dal
primo giorno di scuola!
(Se possibile, evitate di pianificare vacanze nelle due settimane che precedono il rientro a scuola, proprio
per farli arrivare più preparati!)
Spero che questi cinque punti possano esservi utili per godere di una splendida estate con i vostri bimbi e
bimbe!
Dato che (finalmente, forse!) l’estate 2024 ha deciso di fare capolino, nel blog di questo mese parleremo
di come riuscire a godercela anche se abbiamo bambini piccoli: perché è vero che le giornate si allungano,
la voglia di partecipare a serate in compagnia è tanta, ma i loro bisogni di sonno non diminuiscono (e la
cosa diventa drammaticamente chiara quando, alla terza grigliata e messa a letto tardi in pochi giorni,
bambini e bambine sembrano trasformarsi da Dr Jekyll a Mr Hyde)
Sto forse dicendo di rinunciare a questi eventi? Certo che no, bisogna pur vivere!
Ma proprio perché bisogna pur vivere, è bene evitare di esagerare in tal senso, perché il rischio di trovarsi
con dei bambini o bambine incapaci di divertirsi qualunque fichissima cosa proponiamo loro è
decisamente alto!
Detto questo, vi lascio una serie di suggerimenti per riuscire a godervi questa splendida stagione
mantenendo comunque delle buone abitudini per il sonno dei vostri bimbi e bimbe.
1 Tende oscuranti
Sappiamo bene che in estate le giornate sono talmente lunghe che, per qualche mese, il sole finisce per
tramontare ben più tardi dell’ora della messa a letto ideale per bimbi e bimbe — per quanto possiamo
esserci abituati alla luce artificiale, il sole continua ad avere l’influenza maggiore sul nostro ritmo
circadiano, dunque può essere difficile addormentarsi se c’è ancora della luce fuori.
La soluzione più semplice è quella di oscurare bene la stanza di bimbi e bimbe, e quando dico oscurare
intendo proprio buio pesto, perché anche solo una quantità minima di luce che passa da tapparelle o
persiane può rendere difficile l’addormentamento ed il mantenimento di un sonno notturno di qualità.
Esistono in commercio tanti tipi di tende oscuranti con ventose da attaccare alle finestre, utilissime da
portare anche in viaggio!
Se non volete spenderci dei soldi, una soluzione efficace possono essere i sacchi neri della spazzatura da
attaccare sulle finestre con dello scotch carta — magari non sarà esteticamente gradevole, ma senza dubbio
efficace per il fine a cui puntiamo!
2 Attività all’aria aperta durante il giorno
Se vogliamo evitare la luce del sole quando è ora di andare a dormire, invece durante il giorno è
importante che bimbi e bimbe facciano il pieno di luce solare per assicurare un buon riposo notturno!
La luce naturale del sole ha un sacco di benefici:
stimola la produzione di vitamina D, che aiuta a mantenerci di buonumore;
stimola la produzione di cortisolo, che nonostante la sua cattiva fama di «ormone dello stress», nel
momento giusto e nelle quantità giuste è benefico;
infine promuove anche la produzione di serotonina, che migliora l’umore nei bambini durante il
giorno e viene convertita durante la notte in melatonina dalla ghiandola pineale, aiutandoli a
dormire meglio!
In conclusione, una buona esposizione alla luce solare, specialmente al mattino, aiuterà col riposo
notturno!
3 Costanza nella routine
Non è proprio possibile fare uno strappo alla regola durante l’estate?
Certo che è possibile, ma, come dicevo prima, è bene non esagerare!
Andare a cambiare routine consolidate una notte dopo l’altra può portare ad un eccesso di stanchezza che
poi si riflette durante il giorno con bimbi e bimbe irascibili ed ingestibili, e durante la notte con tempi di
addormentamento dilatati e un riposo che non è di qualità, che va a trascinarsi nel giorno dopo, e quello
dopo ancora…
Ci sta assolutamente che ogni tanto la messa a letto possa venire ritardata, nessuno vuole togliere ai
bambini e bambine la magia di queste serate così lunghe!
Tuttavia va tenuto in conto che, se per una sera si va a nanna più tardi, dovremo cercare di bilanciare nei
giorni/notti successivi con una buona routine, in modo da evitare che la situazione vada completamente
fuori controllo, garantendo così anche a bimbi e bimbe la possibilità di essere ben riposati ed in grado di
godersi queste belle giornate d’estate.
4 Attenzione al cibo!
Estate in genere si traduce in gelati, grigliate, pizzate, patatine ed altro cibo spazzatura vario ed eventuale.
Come per ogni cosa, è bene non esagerare: tutti questi carboidrati semplici potrebbero diventare
problematici per il sonno di bimbi e bimbe!
Come? Un consumo eccessivo di carboidrati può andare ad aumentare il numero di risvegli notturni e
ridurre le fasi di sonno profondo, facendoci avere a che fare con bambini e bambine che si sentono
letargici e apatici il giorno dopo.
Una buona soluzione può essere quella di offrire degli snack salutari durante il giorno: frutta, verdura,
semplici panini magari farciti con dell’hummus di ceci o altri legumi…
Se la maggior parte delle calorie giornaliere proviene da cibi salutari, quel ghiacciolo o gelato non
andranno certo ad impattare il sonno in maniera importante!
5 Prepararsi in anticipo per il rientro a scuola
Perdonatemi se tiro fuori questo argomento quando per molti l’estate(=ferie!) deve ancora cominciare, ma
è bene tenere a mente l’inevitabile rientro a scuola di settembre!
Se bimbi e bimbe si abituano ad andare a dormire (e magari svegliarsi!) più tardi rispetto a quanto
farebbero durante l’anno scolastico, è impensabile che tornino ai soliti ritmi in un giorno solo!
Può essere d’aiuto tornare gradualmente alla loro routine scolastica in circa una settimana o due,
anticipando la messa a letto di circa 15 minuti ogni due/tre giorni.
In questo modo riusciranno ad essere ben riposati e pronti a tornare alla loro routine standard fin dal
primo giorno di scuola!
(Se possibile, evitate di pianificare vacanze nelle due settimane che precedono il rientro a scuola, proprio
per farli arrivare più preparati!)
Spero che questi cinque punti possano esservi utili per godere di una splendida estate con i vostri bimbi e
bimbe!
Avete appena completato il percorso e il vostro bimbo o bimba finalmente dormono. Siete felici e
probabilmente increduli dopo solo un paio di settimane di prove, errori e successi.
La routine vi fa sentire al sicuro e probabilmente vi state chiedendo se potrete mai concedervi uno strappo
alla regola senza mandare all’aria tutto il duro lavoro che avete svolto negli ultimi giorni: la risposta è
certo che sì!
Vi lascio qualche suggerimento per vivere al meglio le eccezioni senza grossi “rischi”!
1. La regola 80/20.
Si tratta di equilibrio: se riuscite a mantenere una buona routine del sonno dei vostri bimbi o bimbe per
l’80% del tempo, delle eccezioni per il restante 20% del tempo non rovineranno certo i vostri progressi!
Cercate di mantenervi flessibili senza stressarvi troppo! Va benissimo essere più morbidi con le regole in
occasioni speciali!
2. Pianificate.
Invitati a cena a casa di amici? Ecco come fare!
— Portatevi un box o un lettino da campeggio e mettetelo in una stanza tranquilla, che sia buia e silenziosa,
proprio come a casa vostra (i rumori bianchi sempre ottimi alleati in queste occasioni!)
— Seguite la routine: basta qualche step della routine della buonanotte, come la lettura di un libro, qualche
coccola e una canzone
— Godetevi la cena con gli amici! Una volta che il vostro piccolo o piccola si sono addormentati, godetevi
la compagnia degli amici! Sapere di avere i vostri bimbo o bimba vicini, addormentati e al sicuro vi
lascerà godere della serata senza troppe preoccupazioni!
— Quando è ora di andare a casa, spostate con delicatezza il piccolo o piccola dal lettino al seggiolino auto,
e di nuovo al lettino nella sua cameretta; e se si sveglia? Nessun problema, mettetelo nel suo lettino una
volta arrivati a casa e lasciate che si addormenti di nuovo!
Questo potrebbe avere un minimo impatto sulle ore di sonno per quella notte, ma non risulterà
problematico nel lungo termine!
Molti bimbi e bimbe riescono ad adattarsi più facilmente di quello che crediamo, e un minimo di
flessibilità fa bene a tutti.
3. Un poco più tardi va bene!
Se riuscite a programmare la vostra uscita in modo tale da essere di ritorno all’incirca un’ora dopo del
solito orario della nanna, questa piccola eccezione non dovrebbe creare troppo danni!
Certo, la cosa migliore sarebbe quella di anticipare le uscite per poi riuscire a rientrare in tempo per l’ora
della nanna, ma una sola ora di differenza in genere è più che gestibile! Fate solo in modo di compensare
il giorno dopo con un sonnellino un po’ anticipato o un po’ di quiet time se necessario!
4. Babysitter mon amour.
Ora che il vostro bimbo o bimba sono dei veri campioni del sonno, sfruttate questo a vostro vantaggio e
concedetevi una babysitter ogni tanto! Del tempo fra adulti può farvi solo bene, e sapere che i vostri
piccoli e piccole stanno dormendo quanto hanno bisogno è rassicurante! Fate solo in modo di trovare
qualcuno che capisca e sia disposto a seguire le routine del sonno: questo assicura la costanza di cui i
piccoli hanno bisogno, e li fa sentire anche a loro agio ed al sicuro mentre voi non ci siete!
5. Siate chiari.
Siate molto chiari nel comunicare cosa vi aspettate riguardo il sonno da chi si occupa del vostro bimbo o
bimba, che siano essi babysitter, nonni o amici. Una chiara comunicazione aiuterà tutti ad essere allineati
ed aiuterà a mantenere costanti le abitudini del sonno dei piccoli.
6. Siate flessibili e gentili con voi stessi.
Ricordate, la genitorialità si basa tutta sull’equilibrio. Importantissimo mantenere le routine del sonno di
bimbi e bimbe, ma è altrettanto importante prendervi cura dei vostri bisogni di socialità! Non siate troppo
duri con voi stessi se le cose non vanno alla perfezione! Flessibilità ed ottimismo sono di grande aiuto nel
mantenere sia voi che i vostri piccoli felici e ben riposati.
Seguendo questi suggerimenti, riuscirete a mantenere le routine del sonno godendovi allo stesso tempo
una vita sociale!
Ricordate sempre che un genitore ben riposato è tanto importante quanto un bimbo o bimba ben riposati!
Quindi non aspettate ancora e programmate quella serata di cui avete un gran bisogno! Ve la meritate!
Avete appena completato il percorso e il vostro bimbo o bimba finalmente dormono. Siete felici e probabilmente increduli dopo solo un paio di settimane di prove, errori e successi. La routine vi fa sentire al sicuro e probabilmente vi state chiedendo se potrete mai concedervi uno strappo alla regola senza mandare all’aria tutto il duro lavoro che avete svolto negli ultimi giorni: la risposta è
certo che sì! Vi lascio qualche suggerimento per vivere al meglio le eccezioni senza grossi “rischi”!
1. La regola 80/20
Si tratta di equilibrio: se riuscite a mantenere una buona routine del sonno dei vostri bimbi o bimbe per l’80% del tempo, delle eccezioni per il restante 20% del tempo non rovineranno certo i vostri progressi! Cercate di mantenervi flessibili senza stressarvi troppo! Va benissimo essere più morbidi con le regole in occasioni speciali!
2. Pianificate
Invitati a cena a casa di amici? Ecco come fare!
— Portatevi un box o un lettino da campeggio e mettetelo in una stanza tranquilla, che sia buia e silenziosa, proprio come a casa vostra (i rumori bianchi sempre ottimi alleati in queste occasioni!)
— Seguite la routine: basta qualche step della routine della buonanotte, come la lettura di un libro, qualche coccola e una canzone
— Godetevi la cena con gli amici! Una volta che il vostro piccolo o piccola si sono addormentati, godetevi la compagnia degli amici! Sapere di avere i vostri bimbo o bimba vicini, addormentati e al sicuro vi
lascerà godere della serata senza troppe preoccupazioni!
— Quando è ora di andare a casa, spostate con delicatezza il piccolo o piccola dal lettino al seggiolino auto, e di nuovo al lettino nella sua cameretta; e se si sveglia? Nessun problema, mettetelo nel suo lettino una volta arrivati a casa e lasciate che si addormenti di nuovo!
Questo potrebbe avere un minimo impatto sulle ore di sonno per quella notte, ma non risulterà problematico nel lungo termine!
Molti bimbi e bimbe riescono ad adattarsi più facilmente di quello che crediamo, e un minimo di flessibilità fa bene a tutti
3. Un poco più tardi va bene!
Se riuscite a programmare la vostra uscita in modo tale da essere di ritorno all’incirca un’ora dopo del solito orario della nanna, questa piccola eccezione non dovrebbe creare troppo danni!
Certo, la cosa migliore sarebbe quella di anticipare le uscite per poi riuscire a rientrare in tempo per l’ora della nanna, ma una sola ora di differenza in genere è più che gestibile! Fate solo in modo di compensare
il giorno dopo con un sonnellino un po’ anticipato o un po’ di quiet time se necessario!
4. Babysitter mon amour
Ora che il vostro bimbo o bimba sono dei veri campioni del sonno, sfruttate questo a vostro vantaggio e concedetevi una babysitter ogni tanto! Del tempo fra adulti può farvi solo bene, e sapere che i vostri piccoli e piccole stanno dormendo quanto hanno bisogno è rassicurante! Fate solo in modo di trovare
qualcuno che capisca e sia disposto a seguire le routine del sonno: questo assicura la costanza di cui i piccoli hanno bisogno, e li fa sentire anche a loro agio ed al sicuro mentre voi non ci siete!
5. Siate chiari
Siate molto chiari nel comunicare cosa vi aspettate riguardo il sonno da chi si occupa del vostro bimbo o bimba, che siano essi babysitter, nonni o amici. Una chiara comunicazione aiuterà tutti ad essere allineati ed aiuterà a mantenere costanti le abitudini del sonno dei piccoli.
6. Siate flessibili e gentili con voi stessi
Ricordate, la genitorialità si basa tutta sull’equilibrio. Importantissimo mantenere le routine del sonno di bimbi e bimbe, ma è altrettanto importante prendervi cura dei vostri bisogni di socialità! Non siate troppo duri con voi stessi se le cose non vanno alla perfezione! Flessibilità ed ottimismo sono di grande aiuto nel mantenere sia voi che i vostri piccoli felici e ben riposati.
Seguendo questi suggerimenti, riuscirete a mantenere le routine del sonno godendovi allo stesso tempo una vita sociale! Ricordate sempre che un genitore ben riposato è tanto importante quanto un bimbo o bimba ben riposati! Quindi non aspettate ancora e programmate quella serata di cui avete un gran bisogno! Ve la meritate!
Probabilmente la sfida più grande che dovrete affrontare mentre state accompagnando i vostri piccoli e
piccole nel viaggio verso l’addormentamento autonomo, sarà quella di affidarli a qualcun altro durante il
giorno.
La combinazione tra un percorso del sonno con l’inizio del nido potrebbe rivelarsi non priva di difficoltà:
avete affrontato le prime dure notti, resistito quando vostro figlio o vostra figlia vi ha fatti vacillare, ed ora
che tutto sta andando alla grande arriva il momento in cui dovete affidarvi a educatrici ed educatori perché
mantengano lo status quo.
Mi rendo ben conto che, dato l’impegno e la determinazione che ci avete messo, la cosa possa spaventare
non poco: come si può pensare di lasciare un simile capolavoro in mani sconosciute?
Eppure vi confermo che è assolutamente fattibile: mandare i vostri piccoli e piccole al nido non butterà
all’aria il lavoro fatto sul loro sonno, a patto che vi prendiate il tempo di comunicare apertamente con
l’educatrice o l’educatore della struttura da voi scelta!
Vi lascio alcuni suggerimenti per avviare questa conversazione nella maniera più semplice e meno
conflittuale possibile!
Partiamo dalle basi… avete già scelto un nido?
SCEGLIERE UN ASILO NIDO
Nel processo di selezione di un nido, ecco un paio di considerazioni sul sonno di cui tenere conto:
qual è l’approccio circa i sonnellini? Li mettono a dormire a un orario specifico? A bimbi e bimbe
viene concesso un sonnellino individuale al bisogno o lo fanno tutti a una certa ora e per una certa
durata?
chiedete di vedere la stanza della nanna: si tratta di una stanza illuminata con tanti altri bambini e
bambine o uno spazio più «privato» dove si riesca a creare un ambiente oscuro ideale per il sonno?
è consentito portare la vostra macchinetta del rumore bianco? Può essere di grande aiuto se il
piccolo/piccola sono abituati al rumore bianco a casa!
educatrici/educatori sono disposti a seguire le vostre indicazioni circa l’addormentamento senza
strategie esterne?
COMUNICARE CON L’EDUCATRICE/EDUCATORE
Una volta scelto il nido, cosa potete fare per assicurarvi che le cose vadano come volete riguardo il sonno?
Parlate con educatrici/educatori e siate chiari sul fatto che per voi non è problematico se il vostro piccolo
o piccola dovesse piangere un pochino prima di addormentarsi — nella maggior parte dei nidi l’approccio in
genere è quello di evitare il pianto!
Chiedete di evitare strategie esterne per l’addormentamento, spiegando bene cosa intendete al riguardo: no
a ciuccio, cullare, accarezzare o utilizzare qualunque strategia che possa far diventare «dipendente» i
vostri bimbi e bimbe.
Allo stesso tempo, cercate di essere rispettosi circa i loro limiti: educatrici ed educatori devono badare a
molti bambini e bambine nello stesso momento, e devono sottostare a delle regole di sicurezza molto
rigide, dunque non siate sorpresi se non potranno assecondare tutte le vostre richieste!
Dover essere responsabili di un così grande numero di piccole persone in genere significa no ai rumori
bianchi e nemmeno a stanze troppo buie!
Di fondamentale importanza è mantenere una comunicazione chiara e aperta: fate sapere a
educatrici/educatori che avete lavorato sui problemi del sonno dei vostri piccoli/piccole, e a che punto
siete del processo! Ricordatevi che loro stessi desiderano che bimbi e bimbe dormano bene!
Delle piccole persone riposate che vanno a fare dei bei sonnellini senza troppi lamenti sono il sogno di
ogni educatrice ed educatore!
ALTRI SUGGERIMENTI UTILI
Se non avete ancora cominciato col percorso del sonno, cercate di cominciare il venerdì sera, o qualunque
giorno sia il più distante dal loro prossimo giorno all’asilo: le prime due notti in genere sono piuttosto
turbolente, ed è possibile che bimbi/bimbe siano piuttosto disorientati per le prime 48 ore.
La cosa migliore da fare è aspettare almeno 3/4 giorni prima di cominciare col nido.
Cercate di non procedere troppo per gradi: una volta che avete deciso di mandare i piccolo/piccola al nido,
cominciate subito con la routine con cui intendete procedere! Se, ad esempio, andranno tutti i giorni della
settimana, mandateli tutti i giorni della settimana fin dall’inizio! Evitate di mandarli un giorno la prima
settimana, due la seconda e avanti così. Bimbi e bimbe si adattano molto più facilmente e molto più
rapidamente di quanto pensiamo!
Piccoli e piccole sono in genere in grado di distinguere ambienti diversi: abitudini che imparano al nido
non si trasferiranno necessariamente a casa, quindi se ad esempio educatrici ed educatori li accompagnano
all’addormentamento con carezze, ciuccio o altre strategie, non preoccupatevene troppo! I vostri
bimbo/bimba dovrebbero comprendere senza problemi che non è lo stesso quando sono a casa!
Non è un problema se la routine casalinga è diversa da quella del nido! Proprio come spiegato poche righe
fa, non è un grande problema se il sonnellino a casa non è all’esatta stessa ora di quello al nido — ovvio che
se si riesce a farli coincidere è un ottimo bonus, ma non è certo essenziale!
Se i vostri bimbo o bimba si stanno addormentando mentre tornate a casa, cercate di tenerli svegli: è
meglio piuttosto anticipare la nanna serale piuttosto che offrire un sonnellino breve dopo le 16.00! Se
proprio non doveste riuscire ad evitare l’addormentamento, svegliateli quando arrivate a casa e metteteli a
nanna un pochino più tardi rispetto al solito.
In conclusione, non c’è ragione per cui la frequenza al nido e un percorso del sonno non possano
funzionare!
Tenete a mente che educatrici/educatori sono i vostri alleati in questa missione, dato che è nel loro
interesse che il vostro bimbo/bimba sia il più riposato possibile, e che voi ne siate felici!
Mantenete un dialogo aperto, siate rispettosi e pazienti, accettando anche il fatto che al nido, non si
possano rispettare le singole esigenze di ogni singolo bambino/bambina quanto voi genitori vorreste!
Siate costanti con la vostra routine della buonanotte, rispettate l’orario della nanna, evitate le strategie
esterne per la cui eliminazione avete lavorato tanto, e tutto andrà alla grande!
Probabilmente la sfida più grande che dovrete affrontare mentre state accompagnando i vostri piccoli e piccole nel viaggio verso l’addormentamento autonomo, sarà quella di affidarli a qualcun altro durante il giorno.
La combinazione tra un percorso del sonno con l’inizio del nido potrebbe rivelarsi non priva di difficoltà:
avete affrontato le prime dure notti, resistito quando vostro figlio o vostra figlia vi ha fatti vacillare, ed ora che tutto sta andando alla grande arriva il momento in cui dovete affidarvi a educatrici ed educatori perché mantengano lo status quo. Mi rendo ben conto che, dato l’impegno e la determinazione che ci avete messo, la cosa possa spaventare non poco: come si può pensare di lasciare un simile capolavoro in mani sconosciute?
Eppure vi confermo che è assolutamente fattibile: mandare i vostri piccoli e piccole al nido non butterà all’aria il lavoro fatto sul loro sonno, a patto che vi prendiate il tempo di comunicare apertamente con l’educatrice o l’educatore della struttura da voi scelta! Vi lascio alcuni suggerimenti per avviare questa conversazione nella maniera più semplice e meno conflittuale possibile! Partiamo dalle basi… avete già scelto un nido?
SCEGLIERE UN ASILO NIDO
Nel processo di selezione di un nido, ecco un paio di considerazioni sul sonno di cui tenere conto:
qual è l’approccio circa i sonnellini? Li mettono a dormire a un orario specifico? A bimbi e bimbe viene concesso un sonnellino individuale al bisogno o lo fanno tutti a una certa ora e per una certa
durata?
chiedete di vedere la stanza della nanna: si tratta di una stanza illuminata con tanti altri bambini e bambine o uno spazio più «privato» dove si riesca a creare un ambiente oscuro ideale per il sonno?
è consentito portare la vostra macchinetta del rumore bianco? Può essere di grande aiuto se il
piccolo/piccola sono abituati al rumore bianco a casa!
educatrici/educatori sono disposti a seguire le vostre indicazioni circa l’addormentamento senza strategie esterne
COMUNICARE CON L’EDUCATRICE/EDUCATORE
Una volta scelto il nido, cosa potete fare per assicurarvi che le cose vadano come volete riguardo il sonno?
Parlate con educatrici/educatori e siate chiari sul fatto che per voi non è problematico se il vostro piccolo o piccola dovesse piangere un pochino prima di addormentarsi — nella maggior parte dei nidi l’approccio in genere è quello di evitare il pianto!
Chiedete di evitare strategie esterne per l’addormentamento, spiegando bene cosa intendete al riguardo: no a ciuccio, cullare, accarezzare o utilizzare qualunque strategia che possa far diventare «dipendente» i vostri bimbi e bimbe.
Allo stesso tempo, cercate di essere rispettosi circa i loro limiti: educatrici ed educatori devono badare a molti bambini e bambine nello stesso momento, e devono sottostare a delle regole di sicurezza molto rigide, dunque non siate sorpresi se non potranno assecondare tutte le vostre richieste!
Dover essere responsabili di un così grande numero di piccole persone in genere significa no ai rumori bianchi e nemmeno a stanze troppo buie! Di fondamentale importanza è mantenere una comunicazione chiara e aperta: fate sapere a
educatrici/educatori che avete lavorato sui problemi del sonno dei vostri piccoli/piccole, e a che punto siete del processo! Ricordatevi che loro stessi desiderano che bimbi e bimbe dormano bene!
Delle piccole persone riposate che vanno a fare dei bei sonnellini senza troppi lamenti sono il sogno di ogni educatrice ed educatore!
ALTRI SUGGERIMENTI UTILI
Se non avete ancora cominciato col percorso del sonno, cercate di cominciare il venerdì sera, o qualunque giorno sia il più distante dal loro prossimo giorno all’asilo: le prime due notti in genere sono piuttosto turbolente, ed è possibile che bimbi/bimbe siano piuttosto disorientati per le prime 48 ore. La cosa migliore da fare è aspettare almeno 3/4 giorni prima di cominciare col nido.
Cercate di non procedere troppo per gradi: una volta che avete deciso di mandare i piccolo/piccola al nido,
cominciate subito con la routine con cui intendete procedere! Se, ad esempio, andranno tutti i giorni della settimana, mandateli tutti i giorni della settimana fin dall’inizio! Evitate di mandarli un giorno la prima settimana, due la seconda e avanti così. Bimbi e bimbe si adattano molto più facilmente e molto più rapidamente di quanto pensiamo! Piccoli e piccole sono in genere in grado di distinguere ambienti diversi: abitudini che imparano al nido non si trasferiranno necessariamente a casa, quindi se ad esempio educatrici ed educatori li accompagnano
all’addormentamento con carezze, ciuccio o altre strategie, non preoccupatevene troppo! I vostri
bimbo/bimba dovrebbero comprendere senza problemi che non è lo stesso quando sono a casa!
Non è un problema se la routine casalinga è diversa da quella del nido! Proprio come spiegato poche righe fa, non è un grande problema se il sonnellino a casa non è all’esatta stessa ora di quello al nido — ovvio che se si riesce a farli coincidere è un ottimo bonus, ma non è certo essenziale! Se i vostri bimbo o bimba si stanno addormentando mentre tornate a casa, cercate di tenerli svegli: è meglio piuttosto anticipare la nanna serale piuttosto che offrire un sonnellino breve dopo le 16.00! Se proprio non doveste riuscire ad evitare l’addormentamento, svegliateli quando arrivate a casa e metteteli a nanna un pochino più tardi rispetto al solito. In conclusione, non c’è ragione per cui la frequenza al nido e un percorso del sonno non possano
funzionare!
Tenete a mente che educatrici/educatori sono i vostri alleati in questa missione, dato che è nel loro interesse che il vostro bimbo/bimba sia il più riposato possibile, e che voi ne siate felici!
Mantenete un dialogo aperto, siate rispettosi e pazienti, accettando anche il fatto che al nido, non si possano rispettare le singole esigenze di ogni singolo bambino/bambina quanto voi genitori vorreste!
Siate costanti con la vostra routine della buonanotte, rispettate l’orario della nanna, evitate le strategie esterne per la cui eliminazione avete lavorato tanto, e tutto andrà alla grande!
Da consulente del sonno (e, ancora prima, da genitore!), comprendo perfettamente che condividere la camera con un neonato o una neonata possa essere un’esperienza confortante e sfidante allo stesso tempo!
Se l’American Academy of Pediatrics (AAP) raccomanda di condividere la camera da letto per i primi sei mesi e, idealmente, fino all’anno, per i benefici che comporta, è anche essenziale trovare un equilibrio che riesca a portare a entrambe le parti – genitori e neonato/a – il sonno ristoratore di cui hanno bisogno!
Dunque cosa fare e cosa no quando si condivide la camera da letto?
Da fare:
1. Utilizzate il rumore bianco: se notate che ogni minimo suono sveglia il vostro piccolo/piccola (o voi stessi!), considerate di utilizzare una macchinetta per il rumore bianco a volume basso; il rumore bianco aiuta a mascherare i rumori che voi o il vostro bambino fate durante la notte, creando un ambiente ideale per tutti quanti!
2. Create una barriera: a volte capita che il vostro bimbo/bimba si sveglia perché sanno che ci siete, specialmente dopo i 6 mesi. Per minimizzare questo “rischio”, il consiglio è quello di creare una sorta di stanza nella stanza, mettendo una tenda/paravento o qualsiasi altro tipo di barriera tra voi ed il suo lettino, in modo che ognuno abbia il proprio spazio per il sonno e si riesca di conseguenza a dormire meglio.
3. Mantenete la routine: la costanza è essenziale quando si condivide la camera; stabilire una routine della nanna che sia uguale sera dopo sera, aiuta piccoli e piccole a capire quando è tempo di dormire! Che si tratti di un bagnetto, la lettura di un libro, una particolare ninna nanna, una routine che si ripete ogni sera può rendere la messa a letto più semplice per tutti quanti!
4. Considerate una transizione anticipata: come abbiamo già visto, l’AAP consiglia di condividere una camera almeno fino ai 6 mesi e fino all’anno di vita, ma moltissimi studiosi del sonno (ed anche professionisti del sonno, me inclusa!) sono dell’idea che spostare piccoli e piccole nella loro cameretta intorno ai sei mesi possa andare a migliorare la qualità del sonno sia per loro che per voi genitori! Se il vostro neonato/neonata cominciano a svegliarsi sempre più frequentemente a causa della vostra vicinanza, questo potrebbe essere un segnale che siano pronti ad essere spostati in uno spazio tutto loro!
Da non fare:
1. Non condividete il letto: è importante ricordare che condividere la stanza non significa condividere lo stesso letto! Il co-sleeping aumenta in maniera significativa il rischio di SIDS, ed è pericoloso! Il vostro piccolo/piccola dovrebbero sempre avere un loro spazio sicuro dove dormire, con un materasso rigido e nessun tipo di lenzuolo/coperta/cuscini svolazzanti.
2. Non ignorate i segnali: se il vostro neonato/neonata si sveglia continuamente perché possono vedervi o sentirvi, potrebbe essere ora di spostarli nella loro cameretta, anche se è prima di quanto avevate preventivato! I risvegli notturni frequenti rendono difficoltoso il sonno per tutti, e sappiamo bene che la troppa stanchezza non è amica, né dei genitori, né dei bambini e bambine!
3. Non dimenticatevi della qualità del vostro sonno: il fatto che voi genitori dormiate BENE è sullo stesso piano di un sonno di qualità per i vostri bimbi e bimbe! Se la condivisione della camera da letto vi sta portando ad avere un sonno disturbato notte dopo notte, forse è il caso di riconsiderare l’organizzazione notturna degli spazi! Ricordate che essere ben riposati vi aiuta ad essere genitori decisamente più pronti al prendervi cura dei vostri piccoli e piccole durante il giorno!
4. Non affidatevi alla sola condivisione della stanza come misura di sicurezza: vero è che può ridurre il rischio di SIDS, ma si tratta di un solo aspetto del sonno sicuro! Mettete sempre il bambino o bambina sdraiati a pancia in su, utilizzate un materasso rigido ed evitate ogni tipo di paracolpo/copertina/pupazzetti nella culla/lettino.
Come trovare un equilibrio?
La condivisione della stanza può essere un modo fantastico di tenere vicini ed al sicuro i vostri neonati/neonate nei primi delicati mesi, ma è importante trovare un equilibrio che funzioni per voi e la vostra famiglia! Gli esperti del sonno possono sostenere che idealmente ognuno dovrebbe avere il proprio spazio per un sonno davvero di qualità, tuttavia non sempre è possibile! Implementando strategie come i rumori bianchi e una piccola barriera tra voi e i vostri piccolo/piccola, potete migliorare il sonno di tutti quanti!
Ricordate che il benessere della vostra famiglia è la priorità assoluta: se condividere la stanza è l’opzione migliore per voi e la vostra situazione, siate consapevoli che potete fare in modo che funzioni alla grande!
Quando poi verrà il tempo di spostare i vostri piccolo/piccola nella loro stanza, siate altrettanto consapevoli che questo passaggio potrà solo migliorare la qualità del vostro e del loro sonno!
Da consulente del sonno (e, ancora prima, da genitore!), comprendo perfettamente che condividere la camera con un neonato o una neonata possa essere un’esperienza confortante e sfidante allo stesso tempo!
Se l’American Academy of Pediatrics (AAP) raccomanda di condividere la camera da letto per i primi sei mesi e, idealmente, fino all’anno, per i benefici che comporta, è anche essenziale trovare un equilibrio che riesca a portare a entrambe le parti – genitori e neonato/a – il sonno ristoratore di cui hanno bisogno!
Dunque cosa fare e cosa no quando si condivide la camera da letto?
Da fare:
1. Utilizzate il rumore bianco: se notate che ogni minimo suono sveglia il vostro piccolo/piccola (o voi stessi!), considerate di utilizzare una macchinetta per il rumore bianco a volume basso; il rumore bianco aiuta a mascherare i rumori che voi o il vostro bambino fate durante la notte, creando un ambiente ideale per tutti quanti!
2. Create una barriera: a volte capita che il vostro bimbo/bimba si sveglia perché sanno che ci siete, specialmente dopo i 6 mesi. Per minimizzare questo “rischio”, il consiglio è quello di creare una sorta di stanza nella stanza, mettendo una tenda/paravento o qualsiasi altro tipo di barriera tra voi ed il suo lettino, in modo che ognuno abbia il proprio spazio per il sonno e si riesca di conseguenza a dormire meglio.
3. Mantenete la routine: la costanza è essenziale quando si condivide la camera; stabilire una routine della nanna che sia uguale sera dopo sera, aiuta piccoli e piccole a capire quando è tempo di dormire! Che si tratti di un bagnetto, la lettura di un libro, una particolare ninna nanna, una routine che si ripete ogni sera può rendere la messa a letto più semplice per tutti quanti!
4. Considerate una transizione anticipata: come abbiamo già visto, l’AAP consiglia di condividere una camera almeno fino ai 6 mesi e fino all’anno di vita, ma moltissimi studiosi del sonno (ed anche professionisti del sonno, me inclusa!) sono dell’idea che spostare piccoli e piccole nella loro cameretta intorno ai sei mesi possa andare a migliorare la qualità del sonno sia per loro che per voi genitori! Se il vostro neonato/neonata cominciano a svegliarsi sempre più frequentemente a causa della vostra vicinanza, questo potrebbe essere un segnale che siano pronti ad essere spostati in uno spazio tutto loro!
Da non fare:
1. Non condividete il letto: è importante ricordare che condividere la stanza non significa condividere lo stesso letto! Il co-sleeping aumenta in maniera significativa il rischio di SIDS, ed è pericoloso! Il vostro piccolo/piccola dovrebbero sempre avere un loro spazio sicuro dove dormire, con un materasso rigido e nessun tipo di lenzuolo/coperta/cuscini svolazzanti.
2. Non ignorate i segnali: se il vostro neonato/neonata si sveglia continuamente perché possono vedervi o sentirvi, potrebbe essere ora di spostarli nella loro cameretta, anche se è prima di quanto avevate preventivato! I risvegli notturni frequenti rendono difficoltoso il sonno per tutti, e sappiamo bene che la troppa stanchezza non è amica, né dei genitori, né dei bambini e bambine!
3. Non dimenticatevi della qualità del vostro sonno: il fatto che voi genitori dormiate BENE è sullo stesso piano di un sonno di qualità per i vostri bimbi e bimbe! Se la condivisione della camera da letto vi sta portando ad avere un sonno disturbato notte dopo notte, forse è il caso di riconsiderare l’organizzazione notturna degli spazi! Ricordate che essere ben riposati vi aiuta ad essere genitori decisamente più pronti al prendervi cura dei vostri piccoli e piccole durante il giorno!
4. Non affidatevi alla sola condivisione della stanza come misura di sicurezza: vero è che può ridurre il rischio di SIDS, ma si tratta di un solo aspetto del sonno sicuro! Mettete sempre il bambino o bambina sdraiati a pancia in su, utilizzate un materasso rigido ed evitate ogni tipo di paracolpo/copertina/pupazzetti nella culla/lettino.
Come trovare un equilibrio?
La condivisione della stanza può essere un modo fantastico di tenere vicini ed al sicuro i vostri neonati/neonate nei primi delicati mesi, ma è importante trovare un equilibrio che funzioni per voi e la vostra famiglia! Gli esperti del sonno possono sostenere che idealmente ognuno dovrebbe avere il proprio spazio per un sonno davvero di qualità, tuttavia non sempre è possibile! Implementando strategie come i rumori bianchi e una piccola barriera tra voi e i vostri piccolo/piccola, potete migliorare il sonno di tutti quanti!
Ricordate che il benessere della vostra famiglia è la priorità assoluta: se condividere la stanza è l’opzione migliore per voi e la vostra situazione, siate consapevoli che potete fare in modo che funzioni alla grande!
Quando poi verrà il tempo di spostare i vostri piccolo/piccola nella loro stanza, siate altrettanto consapevoli che questo passaggio potrà solo migliorare la qualità del vostro e del loro sonno!
Da consulente del sonno lo sento spessissimo: “Il mio bimbo/bimba dorme male, ma perché sta mettendo i denti”
La dentizione viene tirata in causa parecchio quando si vogliono giustificare svariate notti insonni: d’altronde, vedere gengive gonfie ed avere un bambino o bambina che si lamentano ci fanno credere che siano proprio quei dentini non ancora spuntati i colpevoli!
Ma è proprio così?
Vediamo più da vicino quelli che sono fatti concreti riguardo la dentizione ed il sonno, e perché rimandare un intervento sul sonno di piccoli e piccole a quando tutti i dentini saranno spuntati non è una buona strategia.
Davvero la dentizione è così dolorosa?
Certo, mettere i dentini può essere fastidioso: mentre questi spingono per uscire dalle gengive, queste ultime possono diventare gonfie e iper sensibili, il che potrebbe portare ad irritabilità. Tuttavia, il dolore che la dentizione può provocare non dura certo per intere settimane o mesi!
L’AAP (American Academy of Pediatrics) sostiene che la dentizione in genere causa un fastidio di livello lieve, non certo un qualcosa che possa andare ad interferire con il sonno di bimbi e bimbe a lungo termine, inibendo la loro capacità di godersi notti di ottimo riposo.
La dentizione può arrivare a tenere svegli di notte?
Bimbi e bimbe che stanno tagliando un dente potrebbero avere una notte un po’ disturbata, ma non certo settimane o mesi di notti disturbate! Si parla al massimo di una notte o due, ma se il vostro bimbo o bimba si sveglia più volte a notte da molto tempo, è molto probabile che sia un’altra la ragione da ricercare, come le associazioni del sonno o la mancanza di una buona routine del sonno.
Intervenire sul sonno di bimbi e bimbe può aiutarli a stabilire delle buone abitudini in modo che piccoli disturbi come la dentizione non portino a mesi e mesi di notti in bianco.
La National Sleep Foundation supporta questa tesi, e spiega che bimbi e bimbe che hanno imparato ad auto consolarsi, in genere dormiranno comunque bene, anche quando staranno affrontando lievi disturbi come la dentizione.
Quanto dura questa dentizione?
La dentizione è un processo graduale che comincia all’incirca a sei mesi e può continuare fino ai due/tre anni. Questo significa che se deciderete di aspettare la fine della dentizione prima di intervenire sul sonno, potrebbero passare anni, e insieme a loro anche una serie di evoluzioni a livello motorio/cognitivo oltre che scatti di crescita, quindi sarebbe bene non aggrapparsi alla scusa della dentizione per ritardare un lavoro sul sonno.
La dentizione non è una buona scusa per evitare gli interventi sul sonno di bimbi e bimbe!
È molto comune dare la colpa di notti insonni alla dentizione, ma la (dura) verità è che non è quella che sta tenendo svegli voi e il vostro bimbo/bimba da settimane o mesi!
La vera chiave di volta quando parliamo di buon sonno è la costanza.
Se aspettate la fine del processo di dentizione prima di intervenire sul sonno dei vostri bimbi o bimbe, molto probabilmente aspetterete per almeno due anni – due anni nei quali delle cattive abitudini riguardo il sonno tendono a consolidarsi sempre di più.
Cosa fare quando i vostri bimbi e bimbe stanno tagliando un dente?
Come già detto, il processo della dentizione potrebbe portare a una o due notti disturbate, ma ecco la buona notizia: se avete già stabilito delle buone abitudini sul fronte sonno, il vostro piccolo o piccola non faticherà a tornare in carreggiata!
Ecco alcuni consigli su come affrontare la dentizione e restare costanti con le buone abitudini del sonno:
1. Utilizzate dei rimedi sicuri: potete alleviare il fastidio alle gengive dei vostri piccoli e piccole con dei giochi specifici freddi, o massaggiandole con un dito pulito. Cercate di evitare medicinali, a meno che non sia stato prescritto dal vostro pediatra.
2. Siate costanti con la routine: Anche se i vostri piccoli/piccole stanno passando qualche notte disturbata per i dentini, cercate di mantenere costanti la routine della buonanotte. Bimbi e bimbe sono molto attaccati alle loro routine, le trovano prevedibili e confortanti, dunque continuare con ciò che avete fatto fino ad ora non potrà che aiutarli!
3. Offrite consolazione, non strategie esterne: se i vostri bimbi/bimbe sembrano disturbati durante la dentizione, offritegli del conforto sotto forma di una voce gentile, qualche carezza o un lungo abbraccio – ma allo stesso tempo evitate di dare loro nuove strategie esterne per l’addormentamento, come farli poppare (dal seno o dal biberon) o cullarli per addormentarli, perché questo potrebbe andare ad interferire con la loro capacità di auto consolarsi.
4. Mantenete la giusta prospettiva: Aun paio di notti ogni tanto possono anche essere causate dai dentini, ma se sarete costanti con le vostre routine i vostri piccoli e piccole torneranno a dormire serenamente prima di quanto pensiate!
Concludendo, sì, la dentizione potrebbe essere fastidiosa, ma NO, non da non far dormire per i vostri bimbi/bimbe (e, di conseguenza, VOI!) per settimane o mesi!
Dunque non lasciate che la dentizione diventi la scusa per evitare un intervento sul sonno dei vostri bimbi o bimbe! Tutti voi meritate il giusto riposo!
Da consulente del sonno lo sento spessissimo: “Il mio bimbo/bimba dorme male, ma perché sta mettendo i denti”
La dentizione viene tirata in causa parecchio quando si vogliono giustificare svariate notti insonni: d’altronde, vedere gengive gonfie ed avere un bambino o bambina che si lamentano ci fanno credere che siano proprio quei dentini non ancora spuntati i colpevoli!
Ma è proprio così?
Vediamo più da vicino quelli che sono fatti concreti riguardo la dentizione ed il sonno, e perché rimandare un intervento sul sonno di piccoli e piccole a quando tutti i dentini saranno spuntati non è una buona strategia.
Davvero la dentizione è così dolorosa?
Certo, mettere i dentini può essere fastidioso: mentre questi spingono per uscire dalle gengive, queste ultime possono diventare gonfie e iper sensibili, il che potrebbe portare ad irritabilità. Tuttavia, il dolore che la dentizione può provocare non dura certo per intere settimane o mesi!
L’AAP (American Academy of Pediatrics) sostiene che la dentizione in genere causa un fastidio di livello lieve, non certo un qualcosa che possa andare ad interferire con il sonno di bimbi e bimbe a lungo termine, inibendo la loro capacità di godersi notti di ottimo riposo.
La dentizione può arrivare a tenere svegli di notte?
Bimbi e bimbe che stanno tagliando un dente potrebbero avere una notte un po’ disturbata, ma non certo settimane o mesi di notti disturbate! Si parla al massimo di una notte o due, ma se il vostro bimbo o bimba si sveglia più volte a notte da molto tempo, è molto probabile che sia un’altra la ragione da ricercare, come le associazioni del sonno o la mancanza di una buona routine del sonno.
Intervenire sul sonno di bimbi e bimbe può aiutarli a stabilire delle buone abitudini in modo che piccoli disturbi come la dentizione non portino a mesi e mesi di notti in bianco.
La National Sleep Foundation supporta questa tesi, e spiega che bimbi e bimbe che hanno imparato ad auto consolarsi, in genere dormiranno comunque bene, anche quando staranno affrontando lievi disturbi come la dentizione.
Quanto dura questa dentizione?
La dentizione è un processo graduale che comincia all’incirca a sei mesi e può continuare fino ai due/tre anni. Questo significa che se deciderete di aspettare la fine della dentizione prima di intervenire sul sonno, potrebbero passare anni, e insieme a loro anche una serie di evoluzioni a livello motorio/cognitivo oltre che scatti di crescita, quindi sarebbe bene non aggrapparsi alla scusa della dentizione per ritardare un lavoro sul sonno.
La dentizione non è una buona scusa per evitare gli interventi sul sonno di bimbi e bimbe!
È molto comune dare la colpa di notti insonni alla dentizione, ma la (dura) verità è che non è quella che sta tenendo svegli voi e il vostro bimbo/bimba da settimane o mesi!
La vera chiave di volta quando parliamo di buon sonno è la costanza.
Se aspettate la fine del processo di dentizione prima di intervenire sul sonno dei vostri bimbi o bimbe, molto probabilmente aspetterete per almeno due anni – due anni nei quali delle cattive abitudini riguardo il sonno tendono a consolidarsi sempre di più.
Cosa fare quando i vostri bimbi e bimbe stanno tagliando un dente?
Come già detto, il processo della dentizione potrebbe portare a una o due notti disturbate, ma ecco la buona notizia: se avete già stabilito delle buone abitudini sul fronte sonno, il vostro piccolo o piccola non faticherà a tornare in carreggiata!
Ecco alcuni consigli su come affrontare la dentizione e restare costanti con le buone abitudini del sonno:
1. Utilizzate dei rimedi sicuri: potete alleviare il fastidio alle gengive dei vostri piccoli e piccole con dei giochi specifici freddi, o massaggiandole con un dito pulito. Cercate di evitare medicinali, a meno che non sia stato prescritto dal vostro pediatra.
2. Siate costanti con la routine: Anche se i vostri piccoli/piccole stanno passando qualche notte disturbata per i dentini, cercate di mantenere costanti la routine della buonanotte. Bimbi e bimbe sono molto attaccati alle loro routine, le trovano prevedibili e confortanti, dunque continuare con ciò che avete fatto fino ad ora non potrà che aiutarli!
3. Offrite consolazione, non strategie esterne: se i vostri bimbi/bimbe sembrano disturbati durante la dentizione, offritegli del conforto sotto forma di una voce gentile, qualche carezza o un lungo abbraccio – ma allo stesso tempo evitate di dare loro nuove strategie esterne per l’addormentamento, come farli poppare (dal seno o dal biberon) o cullarli per addormentarli, perché questo potrebbe andare ad interferire con la loro capacità di auto consolarsi.
4. Mantenete la giusta prospettiva: Aun paio di notti ogni tanto possono anche essere causate dai dentini, ma se sarete costanti con le vostre routine i vostri piccoli e piccole torneranno a dormire serenamente prima di quanto pensiate!
Concludendo, sì, la dentizione potrebbe essere fastidiosa, ma NO, non da non far dormire per i vostri bimbi/bimbe (e, di conseguenza, VOI!) per settimane o mesi!
Dunque non lasciate che la dentizione diventi la scusa per evitare un intervento sul sonno dei vostri bimbi o bimbe! Tutti voi meritate il giusto riposo!
Le vacanze di Natale in genere portano con sé gioia, grandi riunioni di famiglia e un bel pacco colmo di disagi per la gestione del sonno dei più piccoli.
Chiaro che sia forte la tentazione di gettare tutto alle ortiche per godervi le festività, ma se ci pensate bene sarà meglio mantenere un minimo di costanza se volete evitare le crisi di nervi (sia dei bambini che vostre!)
Ecco di seguito alcuni suggerimenti per cercare di uscire indenni dal più bello (e folle!) periodo dell’anno!
1- I Boss siete voi: organizzatevi secondo gli orari dei vostri bimbe o bimbi!
Ricordate: voi e solo voi siete i CEO della vostra routine familiare. È perfettamente accettabile dare priorità al sonno dei vostri bimbi e bimbe piuttosto che alla cena delle 21.00 dalla zia. Quando familiari o amici vi invitano a casa loro, cercate di suggerire dei momenti che possano andare bene con l’orario dei sonnellini o della nanna notturna. Ad esempio, perché non proporre un pranzo al posto della cena?
Qualcuno potrà pensare che siete troppo rigidi, e va bene così: non sono certo loro che dovranno avere a che fare con bimbe o bimbi rognosi e stanchi il giorno successivo!
Passare dei bei momenti con piccoli e piccole ben riposati è certamente meglio per tutti i coinvolti.
2 – La regola 80/20
Puntare alla perfezione non è certo realistico: avere un minimo di flessibilità durante le vacanze di Natale è fattibile! Cercate di essere costanti per circa l’80% del tempo; una messa a letto più tardi rispetto al solito o un sonnellino in auto qui e là non creeranno troppo scompiglio nel sonno dei vostri piccoli e piccole! Fate solo in modo che queste eccezioni non diventino la regola!
3 – Portate gli essenziali per il sonno con voi!
• Mettete nel baule quel lettino da campeggio: se la giornata dovesse protrarsi più del previsto, chiedete ai padroni di casa di poter montare il lettino in una stanza libera e abbastanza distante dai rumori della festa (o munitevi di macchinette del rumore bianco!) e lasciate che i vostri bimbi e bimbe si concedano un sonnellino rigenerante o una messa a letto al solito orario, mentre voi vi godete del tempo di qualità con parenti e amici! Quando siete pronti per rientrare a casa, trasferite i piccoli o piccole nell’auto e, una volta arrivati, metteteli subito nel loro lettino! Questo approccio è decisamente più rispettoso per loro, oltre che piacevole per tutti i coinvolti!
• Ricreate la routine della buonanotte: svolgete quanto più possibile la routine della buonanotte, anche se lontano da casa! Questi step così familiari per bimbi e bimbe li aiuteranno a capire che è ora di dormire!
• Portate con voi i loro oggetti del sonno: che si tratti di un pupazzo, una copertina, o il sacco nanna, avere questi oggetti ben conosciuti aiuteranno piccoli e piccole a sentirsi più a loro agio anche se in un ambiente non familiare!
• Cercate di mantenere le finestre di veglia ideali: anche durante le giornate più piene, cercate di evitare che i vostri piccoli e piccole restino svegli troppo a lungo tra un sonnellino e un altro! La troppa stanchezza renderebbe più difficile per loro addormentarsi serenamente, a prescindere da quanto abbiate reso l’ambiente confortevole!
Infine, il punto più importante: non curatevi di ciò che potrebbero pensare gli altri. In realtà è molto probabile che parenti ed amici saranno meravigliati da quanto sia facile per i vostri bimbi e bimbe addormentarsi anche in contesti non familiari, e anche voi potrete godervi dei bei momenti in compagnia!
Trovando il giusto equilibrio tra la costanza delle vostre routine e la sacrosanta flessibilità delle vacanze, riuscirete a godervele senza sacrificare il sonno di nessuno in famiglia!
Le vacanze di Natale in genere portano con sé gioia, grandi riunioni di famiglia e un bel pacco colmo di disagi per la gestione del sonno dei più piccoli.
Chiaro che sia forte la tentazione di gettare tutto alle ortiche per godervi le festività, ma se ci pensate bene sarà meglio mantenere un minimo di costanza se volete evitare le crisi di nervi (sia dei bambini che vostre!)
Ecco di seguito alcuni suggerimenti per cercare di uscire indenni dal più bello (e folle!) periodo dell’anno!
1- I Boss siete voi: organizzatevi secondo gli orari dei vostri bimbe o bimbi!
Ricordate: voi e solo voi siete i CEO della vostra routine familiare. È perfettamente accettabile dare priorità al sonno dei vostri bimbi e bimbe piuttosto che alla cena delle 21.00 dalla zia. Quando familiari o amici vi invitano a casa loro, cercate di suggerire dei momenti che possano andare bene con l’orario dei sonnellini o della nanna notturna. Ad esempio, perché non proporre un pranzo al posto della cena?
Qualcuno potrà pensare che siete troppo rigidi, e va bene così: non sono certo loro che dovranno avere a che fare con bimbe o bimbi rognosi e stanchi il giorno successivo!
Passare dei bei momenti con piccoli e piccole ben riposati è certamente meglio per tutti i coinvolti.
2 – La regola 80/20
Puntare alla perfezione non è certo realistico: avere un minimo di flessibilità durante le vacanze di Natale è fattibile! Cercate di essere costanti per circa l’80% del tempo; una messa a letto più tardi rispetto al solito o un sonnellino in auto qui e là non creeranno troppo scompiglio nel sonno dei vostri piccoli e piccole! Fate solo in modo che queste eccezioni non diventino la regola!
3 – Portate gli essenziali per il sonno con voi!
• Mettete nel baule quel lettino da campeggio: se la giornata dovesse protrarsi più del previsto, chiedete ai padroni di casa di poter montare il lettino in una stanza libera e abbastanza distante dai rumori della festa (o munitevi di macchinette del rumore bianco!) e lasciate che i vostri bimbi e bimbe si concedano un sonnellino rigenerante o una messa a letto al solito orario, mentre voi vi godete del tempo di qualità con parenti e amici! Quando siete pronti per rientrare a casa, trasferite i piccoli o piccole nell’auto e, una volta arrivati, metteteli subito nel loro lettino! Questo approccio è decisamente più rispettoso per loro, oltre che piacevole per tutti i coinvolti!
• Ricreate la routine della buonanotte: svolgete quanto più possibile la routine della buonanotte, anche se lontano da casa! Questi step così familiari per bimbi e bimbe li aiuteranno a capire che è ora di dormire!
• Portate con voi i loro oggetti del sonno: che si tratti di un pupazzo, una copertina, o il sacco nanna, avere questi oggetti ben conosciuti aiuteranno piccoli e piccole a sentirsi più a loro agio anche se in un ambiente non familiare!
• Cercate di mantenere le finestre di veglia ideali: anche durante le giornate più piene, cercate di evitare che i vostri piccoli e piccole restino svegli troppo a lungo tra un sonnellino e un altro! La troppa stanchezza renderebbe più difficile per loro addormentarsi serenamente, a prescindere da quanto abbiate reso l’ambiente confortevole!
Infine, il punto più importante: non curatevi di ciò che potrebbero pensare gli altri. In realtà è molto probabile che parenti ed amici saranno meravigliati da quanto sia facile per i vostri bimbi e bimbe addormentarsi anche in contesti non familiari, e anche voi potrete godervi dei bei momenti in compagnia!
Trovando il giusto equilibrio tra la costanza delle vostre routine e la sacrosanta flessibilità delle vacanze, riuscirete a godervele senza sacrificare il sonno di nessuno in famiglia!
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